Da Prato è partita un’inchiesta della Guardia di Finanza per un’evasione complessiva di 4,5 miliardi di euro ai danni dello Stato da parte di cinesi. Ci sono 297 richieste di rinvio a giudizio tra persone fisiche e società e tra queste anche la Bank of China. L’indagine è partita nel 2008 quando la Gdf di Firenze nota che un operatore di money transfer, la Money2Money (M2M) di Bologna, movimenta tanti soldi nell’area fiorentina. Incrociando i dati di Bankitalia risultano «transitati» milioni di euro ma senza traccia dei clienti perché i flussi di denaro vengono effettuati con un importo inferiore alla soglia sopra la quale scatta la segnalazione automatica antiriciclaggio. L’indagine fa emergere anche una valanga di «nero» e merci contraffatte come quelle sequestrate in un capannone di Sesto Fiorentino: 1255 borse false di Hermes. Ci sono evasioni di Iva, diritti doganali, imposte sul reddito e contributi previdenziali. E c’è la sede milanese della Bank of China da cui sono transitati 2,199 miliardi diretti verso Pechino senza nessuna segnalazione alle autorità italiane. (mv)
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