Sono fake le svendite e pure le botteghe: Gabanelli li sgama

Sono fake le svendite e pure le botteghe: Gabanelli li sgama

L’innovativa e sofisticata truffa dei finti abiti italiani che in realtà sono cinesi. Ma Gabanelli li sgama. Parte tutto da negozi che vendono abiti artigianali made in Italy ma che sono costretti a chiudere perché schiacciati dalla concorrenza. E liquidano la merce online con forti sconti. Ma in realtà è tutto finto. Il consumatore abbocca, compra, e nel pacco (di nome e di fatto) trova cineseria. Dataroom, la rubrica del Corriere della Sera condotta da Milena Gabanelli, ripercorre tutta la filiera per cercare di individuare gli autori della truffa.

Milena Gabanelli li sgama

Per i consumatori non solo sembra una vera occasione ma anche la possibilità di aiutare chi sta per chiudere un’attività storica. Una bella sartoria o pelletteria italiana che è costretta ad abbassare le serrande per sempre e avvia la liquidazione di abiti e prodotti made in Italy di alta qualità. Ma in realtà non c’è niente di vero. È tutto inventato, comprese le positive recensioni che si trovano sui siti internet delle varie attività. Per cui il consumatore che fiuta l’occasione e compra, riceve a casa abiti cinesi di bassa qualità. Gli stessi che sono in vendita a prezzi decisamente inferiori e a pochi euro su Taobao, Shein, Aliexpress, ecc. Non un singolo caso perché Dataroom ne cita diversi, così come sono migliaia i truffati. I siti web vengono poi chiusi e ne vengono riaperti di nuovi, con altri nomi, ma con la stessa tecnica e il medesimo fine truffaldino.

 

 

Un’organizzazione criminale

Chi c’è dietro? Dopo essere andati a ritroso sul web, non senza difficoltà, appare “fondata l’idea che a tirare le fila di questa sfilza di negozi-fake ci sia un’unica organizzazione criminale con sede in Olanda” scrive Dataroom. Con complici in Italia e in Asia. Mentre i negozi si appoggiano tutti a Shopify. Tre anni fa Shopify è finita nel mirino della Commissione europea “a seguito dei numerosi reclami”, ma ne è uscita col formale impegno a tutelare di più i consumatori. Ma perché non ferma questa truffa? Shopify risponde di non avere “alcuna voce in merito alla modalità con cui le attività commerciali sono condotte” si legge nell’articolo. Che si conclude con l’affermazione che tutto è stato segnalato alla Polizia postale. (mv)

Foto Dataroom

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