Non chiediamo mica la luna: chiediamo di essere tutelati come il latte. È il succo del richiesta lanciata da Cotance, la sigla europea che raccoglie le associazioni nazionali della concia, alla Commissione Europea. Il nuovo messaggio, dal momento che Cotance ha già indirizzato alle istituzioni comunitarie un documento ai principi dell’anno, riguarda l’attività regolatoria sull’impiego del termine pelle, per uniformare un panorama legislativo fin troppo frastagliato. Il problema non è di teoria del diritto, è pratico: è proprio in queste pieghe che, spesso, sguazza chi, in maniera furbetta o apertamente fraudolenta, conia neologismi che confondono le idee ai consumatori, chiama pelle materiali che non lo sono, getta discredito sulla concia. È un argomento tristemente noto, sul quale da tempo battaglia UNIC e si è fatta sentire GLCC. Un argomento che presenta sempre nuovi, possibili, fronti d’insidia. Come la nuova trovata di Nike di un materiale rigenerato di fibre di cuoio, che il colosso statunitense ha ribattezzato FlyLeather, termine che, appunta Cotance, sarebbe illegale in molti Paesi membri. La concia è stanca di dover combattere questa battaglia da sola. Non chiede altro che la Commissione Europea arrivi a tutelare la pelle come dalla scorsa estate difende il latte. Non può chiamarsi formaggio un prodotto a base di tofu, perché diavolo dovrebbe chiamarsi cuoio un derivato del petrolio?
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