Per Fendi Factory di Bagno a Ripoli ci sono 5,7 milioni di euro di contributi statali a fondo perduto. E, parafrasando il fortunato libro di Gino & Michele, “gli artigiani toscani, nel loro piccolo, si arrabbiano”. LVMH, gigante della moda cui fa capo la griffe romana, ha investito nello stabilimento fiorentino 57 milioni di euro. Secondo le normative in vigore ha incassato 5,2 milioni di euro a fondo perduto dal Governo tramite Invitalia e 500.000 euro dalla Regione. È polemica.
Non è una sorpresa
Non è una sorpresa dell’ultima ora che a LVMH andranno 5,7 milioni di euro. Erano già previsti nell’accordo di sviluppo che ha portato alla realizzazione dell’edificio. Ma è adesso che gli artigiani si fanno sentire. “Elargire denaro senza vincoli, quasi per ossequiare un potente che tra l’altro non ne ha bisogno – tuona dalle pagine di Repubblica Giacomo Cioni, presidente CNA Firenze Metropolitana -, è offensivo nei confronti di ogni impresa locale. Non è così, ma eliminando la burocrazia, che si attraggono gli investimenti”. Cioni rincara la dose: è offensivo per le imprese che combattono ogni giorno contro la crisi innescata dalla pandemia. “Quelli che sono pochi spiccioli per LVMH, per le nostre aziende potrebbero costituire capitale di sostegno, ammodernamento e sviluppo”. E sempre secondo lo stesso presidente è anche rischioso assegnare contributi a multinazionali che potrebbero andare via da un momento all’altro. “Anche se non è il caso dei colossi della moda”, riconosce Cioni.
Quando dovrebbero cominciare i lavori
La nuova fabbrica di Fendi dovrebbe essere pronta per settembre 2022. Qui confluiranno gli oltre 240 dipendenti che lavorano nello stabilimento produttivo di Ponte a Ema (Firenze), che comunque dovrebbe rimanere operativo. Qui scatteranno 133 nuove assunzioni, che poi cresceranno col passare del tempo. Quando venne posata la prima pietra dello stabilimento, l’allora ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli dichiarò: “Favorire gli investimenti in formazione, ricerca e sviluppo è uno dei pilastri della strategia che il MISE porta avanti, anche attraverso il piano Transizione 4.0”. (mv)
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