“Rispettiamo la legge: il gruppo Kering mette in atto una governance volta alla conformità totale con le regolamentazioni fiscali a tutti i livelli, compresi i rapporti con i collaboratori: Marco Bizzarri è perfettamente in regola con le autorità italiane”. Così la conglomerata del lusso francese risponde all’agenzia AFP in merito alle inchieste giornalistiche che sostengono il coinvolgimento dei massimi vertici societari nell’architettura di uno schema di ottimizzazione fiscale. È di dicembre la notizia che la Procura di Milano ha avviato un’inchiesta (ipotesi di reato trapelata: esterovestizione) sulla contabilità di Gucci, griffe ammiraglia del gruppo Kering. Il 28 gennaio, invece, è uscita in edicola l’inchiesta firmata L’Espresso, in collaborazione con il sito d’informazione francese Mediapart e il consorzio giornalistico EIC (European Investigative Collaborations), che ricostruisce lo schema di pagamento utilizzato dalla conglomerata per remunerare Marco Bizzarri, ceo di Gucci. Una parte consistente dello stipendio del manager, attualmente circa 6 milioni su 8 totali, sarebbero pagati da una società lussemburghese della galassia Kering sul conto svizzero del ceo, che risulta residente in Canton Ticino. La pratica di “ottimizzazione fiscale”, avviata già dal 2010 (quando Bizzarri amministrava Bottega Veneta), garantirebbe benefici a entrambe le parti: al ceo di Gucci come a Kering. I francesi si dicono tranquilli: non c’è nulla di illegale.
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