Se molti gruppi della moda hanno fatto registrare un incremento delle vendite nel primo trimestre, lo devono ai risultati ottenuti in Cina. Ma la musica potrebbe cambiare. Già a partire da aprile la Cina ha cominciato a subire i primi effetti della guerra commerciale, con le vendite di moda e abbigliamento diminuite per la prima volta dal 2009. Anche le esportazioni si sono improvvisamente ridimensionate a causa della domanda globale più debole. Le vendite al dettaglio complessive in aprile sono aumentate del 7,2% rispetto ad aprile 2018, la crescita più lenta dal maggio 2003, secondo i dati National Bureau of Statistics (NBS). La previsione era di un +8,6%. Secondo gli analisti, i cinesi stanno cominciando a ridurre la spesa per prodotti di uso quotidiano (esempio: quelli per la cura della persona e i cosmetici) evitando beni più costosi come le automobili. “Le deboli vendite al dettaglio sono parzialmente riconducibili al deterioramento dell’occupazione e al calo delle entrate dei gruppi a medio e basso reddito”, ha affermato Nie Wen (economista presso Hwabao Trust) a Reuters, i cui analisti avevano previsto un aumento della produzione industriale del 6,5% ad aprile ed invece il è stata del 5,4%, rallentando più del previsto (+8,5% a marzo).
La sofferenza del lusso, ma quale lusso?
Sulle pagine del quotidiano Jing Daily, Daniel Langer, ceo Équité (società specializzata in strategie per marchi di lusso, lifestyle e consumer), spiega che, dopo la crisi del 2008, molti temevano la fine del lusso, mentre in realtà è rimasto stabile. Ma ora cosa succederà con il rallentamento dell’economia cinese? “Ci saranno effetti a breve termine per i marchi high end più deboli – dice Langer -, così come per quelli che si sono spinti troppo verso segmenti entry-level. I consumatori cinesi potrebbero anche ridimensionare a breve termine l’acquisto di prodotti di lusso americani. Tuttavia, come nelle precedenti crisi economiche, non prevedo alcun significativo effetto a lungo termine sul mercato nel suo complesso. Il calo delle vendite di brand di lusso più deboli sarà bilanciato da guadagni per i brand più forti. Il vero lusso – prosegue Langer – crea così tanto valore che persino un aumento tariffario a due cifre avrà solo un impatto marginale sulle vendite. Langer fa l’esempio di una borsa di lusso: se il prezzo passa da 8.100 a 9.400 dollari probabilmente non avrà un effetto significativo sul desiderio del consumatore di acquistarlo. Ben diversa, pericolosa e caotica, la prospettiva per il lusso “accessibile”, segmento dove occorrerà tenere gli occhi ben aperti. (mv)