La crisi del Mar Rosso si amplia. Non terminerà a breve e comincia ad affondare le imprese italiane che esportano. Il colosso danese dello shipping Maersk afferma che la capacità di trasporto Asia-Europa potrebbe diminuire anche del 20% e annuncia un aumento dei costi. Oggi praticamente tutte le compagnie marittime evitano il Canale di Suez, con gli Houthi che sono arrivati a colpire una nave MSC a oltre 300 miglia a est della Somalia.
La crisi del Mar Rosso si amplia
“La zona di rischio si è ampliata e gli attacchi si stanno estendendo ulteriormente al largo“, afferma Maersk nei giorni scorsi. “Ciò ha costretto le nostre navi ad allungare ulteriormente il viaggio, con conseguenti tempi e costi aggiuntivi per portare il carico a destinazione”. Secondo Maersk, le sue navi consumano il 40% in più di carburante per ogni viaggio. Questo elemento, insieme alle tratte più lunghe e all’aumento della velocità di navigazione provocheranno degli aumenti nelle tariffe.
Tutto il 2024
Maersk prevede che nel Mar Rosso questa situazione durerà tutto il 2024 e ha ribadito che le sue navi vireranno attorno al Capo di Buona Speranza “per il prossimo futuro”. Così come d’altronde fanno le navi di tutte le altre compagnie. Questo sta comportando l’affollamento delle navi in alcuni tratti di mare, nonché ritardi e carenze di attrezzature e capacità. Nell’intero settore del trasporto marittimo di container, Maersk stima (da aprile a giugno 2024) perdite di capacità di trasporto tra il 15% e il 20% sulle rotte commerciali dall’Estremo Oriente al Nord Europa e al Mediterraneo.
Gli effetti sulle imprese italiane
Nel report di Allianz Trade “La crisi nel Mar Rosso: effetti sulle imprese italiane e sul commercio internazionale”, che raccoglie le risposte di 500 esportatori italiani, emerge come la crisi del mar Rosso cominci ad affondare le imprese. Tant’è che negli ultimi 6 mesi, il fatturato delle aziende colpite dalla crisi è sceso del 14,2% rispetto al semestre precedente. L’aumento medio dei costi stimato dalle aziende è del 19% rispetto al periodo pre-crisi. I settori più interessati sono l’energia, la chimica, l’agroalimentare e la metallurgia. Il ritardo medio stimato dalle aziende è di 40 giorni (fonte Business International). Il 30% delle aziende ha già preso in considerazione alternative. Quasi un’azienda interpellata su 4 ritiene che la crisi del Mar Rosso provocherà una perdita delle quote di mercato. (mv)
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