Automazione e manodopera: il dilemma e il paradosso cinese

Automazione e manodopera: il dilemma e il paradosso cinesi

Il dilemma e il paradosso cinese. L’automazione è necessaria a Pechino per essere più competitiva, ma le farà perdere molti posti di lavoro. La produzione ad alta intensità di manodopera, come quella calzaturiera, viene delocalizzata nei vicini Paesi del Sud Est asiatico o in Africa. Per alcuni analisti, paradossalmente, la condizione della manodopera cinese non è poi così differente da quella europea.

Il dilemma e il paradosso

Per il Financial Times, Pechino rischia di sperimentare lo stesso “shock cinese” che ha imposto alle nazioni manifatturiere avanzate dopo il suo ingresso nel WTO del 2020. Il sistema che ha reso la Cina la fabbrica del mondo gli si sta ritorcendo contro. Le fabbriche cinesi che operano nella fascia bassa della produzione si trovano ad affrontare un dilemma: o investono nell’automazione per restare competitive (riducendo il numero di posti di lavoro) o scompaiono lentamente. Il risultato, secondo ricercatori ed economisti, è un doloroso allontanamento dalla produzione a basso costo e ad alta intensità di manodopera, che potrebbe lasciare milioni di lavoratori anziani e meno qualificati in difficoltà.

 

 

Un esempio

La testata prende come esempio il calzaturificio di Zhou Yousheng, che nella provincia del Guangdong impiegava oltre 100 lavoratori. Per l’offerta di manodopera a basso costo e per le catene di fornitura altamente concentrate la Cina non aveva rivali nella produzione di fascia bassa. Ma oggi la stessa fabbrica impiega meno di 20 addetti. “Il futuro è cupo e senza speranza se continuiamo così”, afferma Zhou, per il quale è difficile tornare ai livelli del passato. Le fabbriche più economiche oggi si trovano in Vietnam e in Indonesia, dove le esportazioni sono aumentate. Attenzione: spesso sono le grandi imprese cinesi ad aver investito in questi Paesi. Mentre quelle più piccole – che non lo hanno fatto o non lo possono fare – si trovano in difficoltà.

L’analisi

Un’analisi di 12 settori manifatturieri ad alta intensità di manodopera tra il 2011 e il 2019 (condotta della Changzhou University, della Yancheng Teachers University e della Henan University) ha rilevato che l’occupazione si è ridotta di circa il 14%. In altre parole: 4 milioni di posti di lavoro in meno. Un’altra analisi del Financial Times sugli stessi 12 settori – condotta per il periodo 2019-2023 – ha rilevato un nuovo ulteriore calo di 3,4 milioni di posti di lavoro.

Un vantaggio che non c’è più

“Il vantaggio di aver sfruttato per un decennio l’abbondante disponibilità di forza lavoro a basso costo è finito”, afferma Frederic Neumann, capo economista per l’Asia presso HSBC. Pechino sta facendo alcuni tentativi per sostenere le industrie manifatturiere tradizionali, ma si scontra anche con la difficoltà di trovare nuova forza lavoro. “Oggi la Cina è simile all’Europa. È molto difficile trovare giovani da impiegare”, spiega Li Xiaoyu, ingegnere in una fabbrica automatizzata che produce veicoli elettrici. Le preoccupazioni di Li sono condivise dalle grandi aziende manifatturiere di tutto il Paese: il declino demografico della Cina e la crescente riluttanza della generazione più giovane e istruita a lavorare sulle linee di produzione fanno sì che molte fabbriche facciano fatica a trovare il personale di cui hanno bisogno. (mv)

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