“Nei primi sette mesi dell’anno la cassa integrazione straordinaria è aumentata del 45% rispetto all’anno precedente. È un segno evidente che la crisi (quella legata all’impennata del costo del gas, ndr) sta mordendo le imprese italiane”. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi (nella foto) dai microfoni del TG1 si fa portavoce delle difficoltà della manifattura italiana. E avanza richieste precise a Palazzo Chigi e a Bruxelles. Servono un price cap a livello europeo o almeno nazionale; la separazione del prezzo elettricità da gas; nonché la sospensione dell’acquisto di quote ETS (emission trading scheme dell’UE), a carico delle aziende (“una follia a questi prezzi”). E sul tema di mobilita anche UNIC – Concerie Italiane.
Il costo del gas
“Fino ad ora le aziende hanno fatto miracoli a partire dall’emergenza pandemica. Hanno sostenuto i costi delle materie prime, la loro mancanza, l’aumento dei costi energetici – sono le parole di Bonomi, riprese da Il Sole 24 Ore –. Ora sono arrivate a un punto in cui fanno molta difficoltà”. L’origine dei problemi risiede nella congiuntura, quando agli effetti della pandemia si sommano quelli della guerra in Ucraina. Ma, ancor di più, nel modo in cui la congiuntura mette in evidenza carenze di lunga data- “È mancata una politica industriale dell’Europa – continua Bonomi –. Purtroppo abbiamo avuto decenni di scelte sbagliate sul tema energetico in Italia, ma soprattutto è mancata l’UE, che non ha avuto una politica industriale ed energetica”.
Le conseguenze
Il tema riguarda l’intero tessuto manifatturiero. E a questo UNIC – Concerie Italiane ha dedicato il consiglio generale straordinario del 31 agosto. Il primo obiettivo dell’associazione, federata a Confindustria Moda, è quantificare l’impatto del rialzo dei prezzi dell’energia e di tutte le voci di produzione sulla pelle italiana.
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