Secondo il Tribunale di Firenze, Bianchi e Nardi non alimentava un mercato parallelo di borse. Ad accusarla era CHANEL. In base alla sentenza, Bianchi e Nardi è innocente. La pelletteria di Scandicci non dovrà risarcire i 15 milioni di euro richiesti dalla griffe francese.
L’accusa
Bianchi e Nardi produceva borse “con e per” il marchio CHANEL. Secondo la ricostruzione del Pubblico Ministero, fino al 2012, Massimo Nardi, 64 anni (all’epoca socio e amministratore della pelletteria toscana), avrebbe utilizzato le carte (vere) di autenticità delle borse che Chanel gli forniva. In altre parole, le avrebbe inserite nelle borse prodotte in eccedenza rispetto all’ordine e in quelle scartate perché difettose. Borse poi rivendute, senza l’autorizzazione della maison, creando un mercato parallelo con prezzi tra 800 e 1.000 euro l’una. Cioè, molto inferiori rispetto a quelli originali. Lo stesso meccanismo avrebbe trovato, secondo l’accusa, applicazione con portafogli e pochette.
Il processo
A carico di Nardi, come riporta La Nazione, pendevano due ipotesi di reato:. L’appropriazione indebita di 3.617 carte di autenticità CHANEL. Valore (stimato dalla griffe) 14 milioni di euro. E il delitto di fabbricazione e commercio di beni realizzati in violazione della proprietà industriale. Sul fronte civile, Nardi ha dovuto affrontare la richiesta di risarcimento danni di Chanel: 15 milioni di euro con una provvisionale immediatamente esecutiva di 800.000 euro. Il processo è stato lunghissimo: è iniziato nel 2015 e ha visto avvicendarsi tre giudici.
L’innocenza
Al termine del processo, Massimo Nardi è stato assolto. “Bianchi e Nardi, vera eccellenza della produzione industriale in pelle del nostro territorio, ha quindi dimostrato la propria estraneità ai fatti e ha, quindi, evitato un pesantissimo risarcimento” ha commentato l’avvocato difensore Gianluca Gambogi su La Nazione. Non è ancora noto se Chanel farà appello. (mv)
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