La capacità produttiva di JBS è ridotta all’80% e gli allevatori brasiliani preferiscono tenere gli animali nelle stalle, anziché portarli al macello. Le notizie che rimbalzano dal Sud America tratteggiano un quadro critico, dove alle difficoltà del principale player del mercato della carne, JBS, segue un rallentamento dell’intera filiera bovina. Primo colpo. La holding controllata dai fratelli Batista, che assorbe il 25% del bestiame allevato in Brasile e il 50% di quello del Mato Grosso, non solo impone ai suoi fornitori pagamenti a 30 giorni, ma adesso ha smesso di pagare, come usuale, in cash. Non risulta che JBS abbia mai tardato pagamenti, ma lo scenario, unito alle indiscrezioni che rimbalzano sui problemi di liquidità del gruppo, innervosisce gli allevatori. Che a fronte del prezzo in calo della carne e del rallentamento del mercato, preferiscono ora continuare a far crescere il bestiame. Già, perché anche l’export brasiliano ha i suoi problemi. Alla notizia che gli Stati Uniti hanno sospeso l’import di carne fresca dal Brasile, segue quella che anche il Canada sta irrobustendo i controlli sui carichi in arrivo dal Paese verde oro. Il governo brasiliano cerca ora 1.600 ispettori sanitari da assumere, che vorrebbe dire aumentare del 50% la pianta organica. Chissà se è ancora in tempo per salvare la reputazione della filiera.
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