Ministério Público, il ministero della Giustizia di Brasilia, ha citato a giudizio 26 aziende di macellazione che non hanno ottemperato alla sottoscrizione di un trattato etico-ambientale la cui scadenza era prevista il 5 aprile. L’istituzione, in collaborazione con l’istituto brasiliano dell’ecologia e delle risorse ambientali (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis) ha chiesto inoltre un risarcimento di 170 milioni di euro per “danni causati alla società brasiliana”. Le due principali aziende del Paese, Jbs e Marfrig Alimentos, non sono coinvolte nell’azione legale, in quanto – ha spiegato un portavoce di Mpf Amazonas – hanno sottoscritto in tempo l’accordo che vieta di acquistare capi allevati in aeree deforestate, occupate da popolazioni indigene o in cui le condizioni occupazionali sono di schiavitù. Mpf Amazonas ha confermato che il ministero non intende consentire alle 26 aziende di negoziare uno slittamento dei termini di firma. L’azione è stata condotta con l’ausilio di immagini satellitari. I capi allevati in aree non destinate a pascolo sono 56 mila. Nel 2009 l’associazione della grande distribuzione alimentare sottoscrisse un accordo con cui s’impegnava a non acquistare carni provenienti da aree a rischio ambientale. Abafrigo, l’associazione dei macellatori, ha definito ingiusta la sanzione, in quanto molte delle aziende inquisite non hanno accesso a un affidabile servizio internet che consente di aggiornarsi sulle norme in vigore. (p.t.)
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