Il governo indiano è pronto a fare marcia indietro sul decreto che limita la vendita di bestiame “a solo scopo agricolo”. Lo scorso maggio l’esecutivo guidato da Narendra Modi aveva modificato il regolamento del mercato di bestiame obbligando chiunque ne venda a fornire una dichiarazione scritta con la quale si assicura che i capi non saranno macellati né sacrificati per riti religiosi. Un duro colpo per gli allevatori, abituati a destinare i capi più vecchi e meno produttivi alla macellazione, ma anche per l’industria conciaria del Paese che, secondo i media locali, avrebbe subito perdite per milioni di dollari. Con il calo delle forniture, infatti, i prezzi sono aumentati vertiginosamente e ciò ha permesso alle merci più economiche provenienti da Vietnam, Bangladesh e Cina di invadere il mercato. Secondo il presidente CLE (Council for Leather Exports) Amin Mukhatarul, tra il 2017 e il 2018 le vendite dell’area pelle indiana all’estero dovrebbero calare di oltre il 10% scendendo sotto la soglia dei 5 miliardi di dollari. Il calo sarebbe accompagnato, sempre secondo Mukhtarul, dalla chiusura di molte aziende, in particolare di quelle del distretto di Kanpur-Unnao. Di fronte a queste conseguenze, il ministero dell’Ambiente e delle Foreste indiano starebbe quindi valutando di rivedere, o magari annullare, il decreto emanato lo scorso maggio.
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