Per Armani “sono accuse senza fondamento”. Dior si sente danneggiata e per questo ha sospeso le relazioni con i produttori coinvolti nell’indagine della Procura di Milano. Dopo l’intervento dell’Antitrust la replica dei due gruppi di moda non si è fatta attendere.
Armani dopo l’intervento dell’Antitrust
“Il Gruppo Armani prende atto dell’apertura di un’indagine per presunte pratiche commerciali scorrette relative alla nostra comunicazione istituzionale nel campo della responsabilità sociale d’impresa – si legge nella nota ripresa da WWD –. Le società coinvolte sono pienamente impegnate a collaborare con le autorità, ritengono che le accuse non abbiano alcun fondamento e confidano in un esito positivo dell’indagine”.
E Dior
Più organica la replica di Dior. La maison, controllata dal gruppo LVMH, ha condannato questi “atti indegni, che contraddicono i suoi valori e il codice di condotta sottoscritto da questi fornitori”. E ha precisato come tali atti non riflettono il lavoro dei suoi artigiani e i legami con l’Italia. Oltre ad affermare di collaborare con le autorità italiane, Dior ha aggiunto di aver sospeso gli ordini con i fornitori coinvolti nell’indagine. “Nonostante i regolari controlli, questi due fornitori sono evidentemente riusciti a nascondere queste pratiche”, ha osservato Dior.
Il tema del costo
La maison è scesa più in profondità per contestare alcune informazioni circolate su media e social. In particolare, quella secondo cui alcune borse vendute a 2.600 euro costerebbero solo 53 euro all’assemblaggio. “Alcuni articoli riportano fatti del tutto falsi, in primo luogo indicando che i fornitori in questione producevano borse da donna quando invece partecipavano esclusivamente all’assemblaggio parziale di articoli di pelletteria da uomo. E in secondo luogo che i costi di produzione di queste borse sono esageratamente bassi. Va notato che il margine di profitto della Maison Dior è del tutto in linea con quello dell’industria del lusso”. Il marchio ha tenuto a sottolineare di aver lavorato con i maggiori fornitori italiani per oltre 30 anni, contribuendo alla creazione di 4.000 posti di lavoro. (mv)
Foto d’archivio
Leggi anche: