Non è una novità che Brunello Cucinelli parli di sostenibilità sociale: anzi, è ormai un suo cavallo di battaglia. Ma questa volta, allargando il respiro del discorso dalla responsabilità del datore di lavoro verso i propri dipendenti a quella del brand capofila verso i fornitori, il monito di Cucinelli sembra avere un target più preciso. Perché arriva quando le indagini della Procura di Milano hanno svelato le dinamiche malsane e le procedure omissive di certi brand del lusso. I fattori che permettono indirettamente che gli ordini si frantumino in appalti e subappalti e che nelle zone d’ombra attecchisca il caporalato.
L’evento a Firenze
L’imprenditore umbro, racconta il Sole 24 Ore, è stato ospite della Camera di Commercio di Firenze per la rassegna “I colloqui dell’Economia”. Da qui ha parlato di temi a lui cari, come l’equo trattamento degli addetti: bisogna “alzare gli stipendi degli operai e migliorare continuamente l’ambiente in cui lavorano”, dice. Perché solo così si assicurano il ricambio generazionale e la trasmissione delle competenze: le persone “devono avere più ragioni possibili per scegliere di lavorare nel sistema moda e di farlo come, appunto, operai”.
Il monito di Cucinelli
È in questo contesto che l’imprenditore-umanista ha lanciato il messaggio indiretto ai colleghi superficiali, se non omissivi. Perché, quando dalla Procura emerge il racconto della filiera schiacciata tra “il bipolarismo e l’ipocrisia” di capofila concentrati solo a massimizzare il proprio utile, certe parole si possono interpretare solo come un messaggio indiretto. “Noi imprenditori – ammonisce Cucinelli – dobbiamo sentirci responsabili per tutte le piccole e medie imprese con le quali collaboriamo”. Non si può pensare di prosperare a discapito dello stesso substrato produttivo senza che questo si traduca in un autogol.
In foto (archivio Imagoeconomica) Brunello Cucinelli
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