Caporalato, non è finita qui: la Procura indaga su altri 12 brand

Caporalato, non è finita qui: la Procura indaga su altri 12 brand

Le indagini della Procura di Milano sul caporalato nella filiera lombarda della moda non sono finite. Anzi, secondo indiscrezioni raccolte da Reuters i riflettori sarebbero accesi sulle supply-chain di altri 12 brand. Dopo Alviero Martini SPA, Giorgio Armani Operations e, da ultimo, Manufactures Dior la lista delle società in amministrazione giudiziaria è destinata ad allungarsi.

 

 

I fari su altri 12 brand

Condizioni contrattuali dei dipendenti, innanzitutto. Ma anche dei luoghi di lavoro, in quanto a rispetto delle norme di sicurezza e salubrità. La Procura di Milano, che in collaborazione con la Prefettura del capoluogo lombardo ha aperto un tavolo allo scopo, ha deciso di alzare la posta nelle indagini sulle imprese manifatturiere della moda. Ha cominciato a gennaio con Alviero Martini SPA. Poi ha ribadito il messaggio ad aprile con GA Operations. Ha colpito ancora a giugno con la società italiana di Dior. Le toghe milanesi non intendono più limitarsi a sanzionare le fabbriche abusive e gli imprenditori fraudolenti. Ma hanno deciso di risalire la filiera, tirando in causa i brand committenti. Fin qui nessuno di loro è coinvolto sul piano delle responsabilità penali, ma solo (per così dire) su quello della carente capacità di controllo. Per questo sono in amministrazione giudiziaria: il Tribunale affida a un tecnico la responsabilità di accompagnare le società nella “bonifica” delle filiere. Di modo che certi rivoli di appalti e subappalti non finiscano alle fabbrichette clandestine, “made in Italy” solo per il domicilio ma non per le pratiche. Ne sentiremo ancora parlare.

Foto da Wikipedia

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