C’era una volta la Tunisia. Il 50% della filiera pelle della nazione nordafricana è sparito nel giro di un decennio. A lanciare l’allarme è Akram Belhaj, presidente della locale Fédération Nationale du Cuir et de la Chaussure. Intervistato dalla testata africanmanager.com, Belhaj ha spiegato che “oggi nei negozi del nostro Paese troviamo prodotti contraffatti. Ma per valorizzare il made in Tunisia dobbiamo imporrre l’origine dei prodotti, consentendo al cliente di sapere cosa sta acquistando”.
Numeri senza pietà
Secondo i dati forniti dall’associazione, nel 2009 la filiera tunisina era composta da 480 aziende. Oggi ne sono rimaste 251. La circa la metà. Nel dettaglio: 12 sono concerie, 167 calzaturifici e 72 pelletterie. A livello occupazionale, il numero di addetti è passato dai 60-70.000 del 2010 ai 36.800 del 2017 (ultimo dato disponibile).
Difficoltà a raffica
Tra le difficoltà segnalate dagli imprenditori del settore spicca la “drammatica carenza di manodopera qualificata, di materie prime locali e di attrezzature tecnologicamente adeguate”. A ciò si aggiungono tensioni sociali e lo scarso rispetto delle norme da parte di alcuni produttori. E non solo. A pesare è anche, dicono gli addetti ai lavori, l’assenza di controlli da parte delle autorità. E le importazioni illegali, soprattutto di scarpe e pelletteria, dilagano.
Immagine tratta da leconomistemaghrebin.com
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