Nike corre ai ripari. Il brand USA dello sportswear annuncia di star rivedendo le regole di ingaggio sue e dei propri fornitori per evitare il lavoro forzato uiguri. La mossa a circa una settimana dalla pubblicazione dell’inchiesta del think thank australiano ASPI. Il centro di intelligence ha pubblicato un report sull’impiego del lavoro forzato uiguri, minoranza musulmana e turcofona della Cina, nella supply chain di 83 brand mondiali.
Evitare il lavoro forzato uiguri
Come riporta il Washington Post, è emerso che uno dei più grandi fornitori di calzature di Nike, un’azienda cinese di proprietà coreana, è tra quelle che impiegano uiguri. “Nike ha in corso indagini con i fornitori dalla Cina per identificare e valutare il rischio relativo all’impiego di persone dallo Xinjiang (cioè la provincia originaria degli uiguri, ndr)”, scrive la testata. In più, il brand di Portland ha chiesto al fornitore di risolvere i contratti attualmente in vigore con dipendenti uiguri.
La proposta di legge
Intanto al Parlamento degli Stati Uniti è stata presentata la Uyghur Forced Labor Prevention Act. La proposta di legge, sostenuta sia da esponenti dei Democratici che dei Repubblicani, chiede alle aziende statunitensi che importano beni dallo Xinjiang di certificarne la sostenibilità sociale del processo produttivo. Deve esserci “chiara e convincente evidenza” che il prodotto, detto in altri termini, non sia il risultato dello sfruttamento del lavoro forzato.
Foto dal report ASPI. Clicca qui per leggere il documento
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