L’impatto dell’epidemia di Coronavirus sull’economia italiana si può già valutare: CRV soffoca il PIL. Secondo il rapporto “Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?”, realizzato dal Centro Studi di Confindustria, il prodotto interno lordo nel primo semestre è destinato a cedere il 10% su base annua. Il 2020, poi, chiuderà almeno al -6%. A patto, però, che la fase acuta dell’emergenza sia superata entro fine maggio: ogni settimana in più di blocco delle attività produttive causerebbe una ulteriore perdita dello 0,75% circa del PIL. Per la crescita se ne riparla nel 2021, quando Confindustria attende un rimbalzo del +3,5%.
CRV stronca il PIL
Scorrendo le cifre del rapporto di Confindustria, si apprende che nessun indicatore macroeconomico esce indenne dall’emergenza Covid-19. In proiezione, si prevede che nell’anno i consumi delle famiglie cedano il 7% , gli investimenti delle imprese l’11% e il fatturato estero il 5%. Non solo. La produzione industriale risentirà del lockdown (-13%), mentre si attesterà a un livello basso la dinamica inflazionistica (+0,2%).
Lo scenario internazionale
Non c’è solo l’Italia in sofferenza: quella di Coronavirus è una pandemia, d’altronde. Confindustria valuta che gli scambi mondiali perdano il 2,5% nell’anno. La valutazione sugli effetti di CRV, va da sé, anche su scala internazionale è subordinata a incognite come la durata e la profondità dell’epidemia. L’aspettativa è PIL mondiale ceda meno dell’1%.
Se ne riparla nel 2021
Per la crescita, in Italia e all’estero, se ne riparla nel 2021. Il rapporto di Confindustria, iniziando dagli indicatori dello Stivale, ipotizza che l’anno prossimo i consumi delle famiglie possano portarsi al +3,5%, mentre riprenderanno gli investimenti (+5%) e l’export (+4%). La congiuntura porterebbe l’inflazione al +0,6%. Su scala globale, l’interscambio dovrebbe recuperare con un +2%. Il PIL mondiale può tornare al +3%, a condizione che intanto ingranino anche le economie: Confindustria confida nel +1,5% dell’Eurozona e nel +2% degli Stati Uniti.
Leggi anche: