Fabbriche e negozi riaprono. Dai calzaturifici alle boutique, segnali di ripartenza arrivano dalla Cina. Pechino, infatti, ha avviato un lento ritorno alla normalità dopo il mese di isolamento partito dalla città di Wuhan a causa del Coronavirus. Notizie confortanti arrivano in maniera trasversale da più settori e da più fonti.
I negozi di Hermès (e non solo)
“È troppo presto per dire che le cose stanno tornando alla normalità, ma siamo in procinto di riaprire” ha detto Axel Dumas, CEO di Hermès in una conference call di commento al bilancio 2019. La maison di lusso aveva chiuso 11 negozi in Cina. Ne ha riaperti sette. “Fino a 10 giorni fa eravamo in una situazione di chiusura dei negozi, ora siamo in una situazione di riapertura” ha detto Dumas. Fino a ieri (26 febbraio 2020) restavano chiusi solo 4 dei 43 negozi Hermés tra Cina, Hong Kong e Macao. Anche Lululemon, Apple e altri marchi stanno riaprendo gradualmente i propri negozi in Cina.
Natuzzi a Shanghai
Oltre ai negozi riaprono anche le fabbriche. Natuzzi ha uno stabilimento a Shanghai che genera circa un quarto della sua capacità produttiva. Il sito produttivo è stato chiuso per due settimane e ora è stato riaperto. La società si aspetta un graduale ritorno alle normali condizioni operative entro aprile.
La produzione di Fessura
Andrea Vecchiola, CEO del brand calzaturiero Fessura, ci ha riferito che la produzione in Cina sta ripartendo. “Anche i fornitori di materiali stanno riavviando la loro attività. Al momento le aziende calzaturiere con le quali collaboriamo stanno producendo i campioni e ultimando le produzioni che avevano lasciato in sospeso prima del Capodanno cinese”. Tutta la filiera sta tornando in moto. Secondo quanto riferito ci sono delle severe procedure da rispettare. “Possono riaprire le aziende che superano l’ispezione sanitaria governativa. Poi, devono osservare rigide norme igienico-sanitarie. Il proprietario dell’azienda che viene ritenuto responsabile e deve garantire la salute dei lavoratori” afferma Vecchiola.
La conferma di Asso
Parole confermate anche da Asso, azienda calzaturiera marchigiana che effettua parte della produzione in Cina. “L’azienda che produce per noi che si trova a Nord e più vicina a Wuhan è ancora chiusa. Le altre 3, che sono a sud, stanno ripartendo” ci ha detto un portavoce del calzaturificio.
La riapertura di UBC
Da alcuni giorni ha riaperto la filiale cinese dei veneti di UBC (United Brands Company) che si trova nel distretto calzaturiero di Jinjiang, nella provincia del Fujian. Il gruppo di Quinto Vicentino è specializzato nello sviluppo, produzione e distribuzione di linee di calzature sportive per un ricco portafoglio di brand italiani. Per esempio, Roberto Cavalli Sport, Sergio Tacchini, Trussardi, Gas e Carrera. Produce attraverso un network ramificato in 38 Paesi su scala globale. “Avremmo dovuto riaprire il 15 febbraio. Il 17 sono arrivati gli ultimi tecnici dall’Italia (10 in totale, ndr) e, nel frattempo, abbiamo presentato richiesta al governo locale per tornare in attività” spiega il presidente di UBC Paolo Tessarin. “Le autorità hanno verificato lo stabilimento, dove ci eravamo già dotati di mascherine e distributori di gel disinfettanti e hanno dato il via libera”.
Non a pieno regime
Le aziende però non lavorano ancora a pieno regime. Non tutti i dipendenti sono presenti sul posto di lavoro e, in alcuni casi, mancano i materiali. Ma il meccanismo di ripartenza pare ormai avviato. In un’intervista a La Verità, Diego Della Valle riconosce, infatti, che “le sensazioni di mercato dicono che nell’arco di un mese e mezzo tutto ricominci gradualmente”. Anche le fabbriche automobilistiche cinesi di Jaguar Land Rover e Toyota Motor hanno riaperto.
Il tempo perduto
Ora la questione è come recuperare il tempo perduto. Per arrivare in Italia via nave dalla Cina le merci impiegano circa un mese e le spedizioni via aerea sono troppo costose. Stessi problemi anche per gli USA. Il Wall Street Journal riporta che ES Originals, azienda calzaturiera che importa tutte le sue scarpe dalla Cina, sta subendo ritardi nelle spedizioni da due a quattro settimane. “Avremo carenze per il nostro marchio Nautica”, ha dichiarato l’amministratore delegato Joey Safdeye. E ha aggiunto che, sebbene, la maggior parte dei suoi partner cinesi abbia riavviato la produzione, non è a pieno regime. (mv/art)
Leggi anche:
-
Coronavirus, il Salone del Mobile si farà ma dal 16 al 21 giugno
-
Cautela e sicurezza, PrimeAsia trasloca dalla Cina in Vietnam