Dazi amari: PMI tra incertezze USA e nuovi mercati da esplorare

Dazi amari: PMI tra incertezze USA e nuovi mercati da esplorare

Trump non si è ancora insediato ma sono già “dazi amari” in Canada. Visto che il governo si è spaccato su come gestire le minacce tariffarie del loro prossimo vicino di casa. E in Vietnam temono che i dazi USA, da traino per lo sviluppo economico del paese diventino un freno. Nell’ultimo mensile La Conceria, intitolato proprio “Dazi amari”, raccontiamo come PMI e brand si stanno guardando intorno alla ricerca di opportunità in uno scenario commerciale destinato a cambiare profondamente.

Anche il Vietnam teme i dazi amari

Nessun vincitore” ci sarà da una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ha dichiarato il leader cinese Xi Jinping la scorsa settimana. Eppure la recente storia del Vietnam, in particolare nel Nord, ci dice altro. Con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla produzione cinese, molte imprese, comprese quella della moda e dello sport, hanno investito in Vietnam. Soprattutto nel nord del paese, dove il costo del lavoro è inferiore rispetto al sud. Grazie al boom economico spinto dai dazi del primo mandato Trump, il Vietnam è al terzo posto della classifica dei paesi che hanno grandi surplus commerciali con gli Stati Uniti dietro a Cina e Messico. Ad Hanoi sono preoccupati perché Trump potrebbe prendere di mira anche il paese del sud-est asiatico. Secondo il New York Times, diversi investitori stranieri nel paese hanno già sospeso i piani di espansione, in attesa di Washington. Alcuni analisti, tuttavia, sono fiduciosi che il Vietnam continuerà a prosperare se Trump rispetterà le sue minacce di imporre dazi molto più elevati in Cina rispetto ad altri paesi.

 

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Il governo canadese traballa

Come rispondere ai dazi USA? La domanda sta mandando in tilt il governo canadese e potrebbe spingere il primo ministro Justin Trudeau a dare le dimissioni. Chrystia Freeland, alleata di lunga data di Trudeau e ministra delle finanze, si è dimessa improvvisamente, in disaccordo con le risposte contro le minacce di Trump verso il Canada. Lo riporta il Sourcing Journal. E 45 membri del Parlamento hanno firmato una lettera con cui chiedono a Trudeau di dimettersi, secondo il Toronto Star. Il primo ministro canadese ha sposato la linea morbida e sta cercando di scongiurare una debacle tariffaria con una strategia di riappacificazione.

Il contesto futuro

L’insediamento di Trump e l’adozione della sua politica protezionistica sembrano destinati a sconvolgere l’economia e il commercio mondiale del 2025. L’avvio di guerre commerciali cambierà lo scenario, influenzando anche la micro impresa europea e italiana. Come analizza il mensile numero 12 de La Conceria “Dazi amari”, tutti sono alla ricerca di strade alternative che spesso conducono nei mercati emergenti che, però, sono ancora tutti da conquistare. “Guardarsi intorno” è la prima reazione delle imprese alle prese con il contesto futuro. (mv)

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