La scarpa italiana chiede al Governo di opporsi “con forza e tempestività” alla minaccia USA di applicare un’imposta aggiuntiva del 25% sul valore dichiarato di scarpe, abbigliamento e occhiali provenienti dall’Italia. Per la problematica, sono giorni decisivi. Lo dimostra la roadmap messa nero su bianco da USTR (United States Trade Representative), ufficio membro dell’ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti d’America. USTR, a partire dal 26 marzo scorso, ha condotto una consultazione pubblica sul tema della web tax e studiato le possibili sanzioni per i Paesi ritenuti colpevoli. La scadenza di questa consulta pubblica è oggi, 30 aprile 2021. Durante le prime settimane di maggio si svolgeranno le udienze pubbliche: una multigiurisdizionale e una per ogni partner commerciale.
Con forza e tempestività
“Appresa la notizia dell’avvio della consultazione pubblica negli Stati Uniti sui prodotti di origine italiana – commenta Siro Badon, presidente Assocalzaturifici (associazione aderente a Confindustria Moda) -, chiediamo il massimo impegno affinché sia espressa con forza e tempestività l’opposizione del Governo italiano a tale provvedimento. È inaccettabile che a pagare per squilibri causati dalle posizioni dominanti acquisite dai player multinazionali dell’economica digitale, siano sempre gli stessi comparti manifatturieri”. I quali, sottolinea Badon, “rappresentano, tra l’altro, il made in Italy più conosciuto e apprezzato sui mercati internazionali”. “Gli Stati Uniti sono un’area strategica per le nostre esportazioni. La prima che, insieme alla Cina, sta riprendendo slancio dopo la grave crisi pandemica. Di tutto abbiamo bisogno, fuorché di ulteriori penalizzazioni sul fronte dell’accesso a un mercato che rappresenta la prima via di sbocco extraUE in termini di valore”.
L’opinione di FDRA
Sulla minaccia dei dazi, World Footwear riporta l’opinione di Matt Priest, presidente e CEO di FDRA, l’associazione dei distributori e retailer americani. Priest, confidando che sia solo “uno strumento di negoziazione” si dice pienamente contrario al provvedimento. “Sappiamo che sono solo tasse che ricadranno sui consumatori americani”. Non solo. Secondo Priest questa tensione sta già avendo un impatto perché “sta già generando un calo del volume degli ordini”. Come dire (alla Casa Bianca): niente scherzi, please. (mv)
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