De Matteis: “Caporalato? E come si fanno altrimenti certi Ebitda?”

De Matteis: “Caporalato? E come si fanno altrimenti certi Ebitda?”

Davanti a certi Ebitda, c’è da insospettirsi. Per questo le inchieste sul caporalato nel lusso non stupiscono Antonio De Matteis (CEO di Kiton): “Stanno scoprendo l’acqua calda”, dice al Corriere della sera. Commento che fa pensare a un sistema non solo collaudato, ma comunque conosciuto da tutti gli operatori del settore. De Matteis nella stessa intervista parla anche di qualità dei prodotti di lusso, al suo rapporto con il fondatore Ciro Paone, al salone Pitti e ai giovani.

Davanti a certi Ebitda

Un passaggio, piuttosto saporito, dell’intervista di De Matteis è quello relativo al caporalato. Argomento di attualità vista l’indagine dell’Antitrust che ha coinvolto, per ora, griffe come Armani e Dior. Con la sua solita schiettezza, De Matteis afferma: “Sono cose ben note. Stanno scoprendo l’acqua calda”. E poi si lascia andare ad una considerazione: “Quando leggo di aziende che fanno il 35% di Ebitda mi chiedo: ma che ci sta nel prodotto? Credo che con il 20 ci si campi tutti lo stesso”. Per poi finire nella prospettiva di Kiton: “Ai nostri dipendenti diamo quasi il doppio della paga”.

 

 

La qualità del prodotto

L’allusione alla qualità dei prodotti è piuttosto chiara. Così come quella sulla bramosia dei guadagni imposta dalla finanza. In merito ai colleghi, De Matteis loda Giorgio Armani: “Di fronte a lui bisogna togliersi il cappello”. E svela un curioso retroscena sulla “protezione” del quartier generale Kiton di Arzano: è circondato da una ventina di cani pastori del Caucaso che suo zio Paone andava a comprarsi in Russia. Avvicinarsi con cattivi intenti non deve essere semplicissimo. (mv)

In foto d’archivio: De Matteis e la sede Kiton di Arzano (Napoli)

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