La crisi dell’Esecutivo Conte-bis e lo stallo delle trattative per il Conte-ter si concludono con la convocazione di Mario Draghi al Quirinale. L’ex presidente della BCE (nella foto, Imagoeconomica) riceve l’incarico di formare un governo di “alto profilo”. Dopo un anno di Covid, la filiera della pelle italiana osserva l’avvicendamento a Palazzo Chigi con apprensione e dovuto interesse. Mercati, tenuta aziendale, livelli occupazionali: i dossier aperti sono tanti, tutti ugualmente importanti.
Dopo un anno di Covid
Il governo Draghi, qualora si formasse, dovrà gestire (tra le altre cose) il Recovery Fund e la ripartenza del Paese dal coronavirus. Al momento, ISTAT certifica che nel 2020 il PIL ha ceduto l’8,8% su base annua: male, ma meglio delle peggiori proiezioni. Dalla lettura dei dati emerge che, se l’economia italiana ha tenuto, è grazie al manifatturiero. Nel bilancio dei primi 11 mesi la produzione industriale ha perso il 12,9%: un recupero che vale “quasi un miracolo – osserva il Sole 24 Ore – dopo il disastro del bimestre marzo-aprile, in grado quasi di dimezzare i livelli produttivi del periodo pre-Covid”. Secondo il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, “la manifattura ha dimostrato ancora una volta di essere fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un grande Paese come l’Italia. Sarà determinante per tirare fuori gli altri settori da questa situazione terribile”.
I dossier della pelle
La manifattura moda, vale la pena ricordarlo, è una delle eccellenze dell’economia italiana. Nonché una delle voci più importanti della bilancia commerciale del Paese. Per questo la filiera della pelle, che (come dicevamo) ha molti dossier aperti, nutre aspettative sul prossimo governo. Perché il fatturato estero delle pelli finite, secondo le elaborazioni di UNIC – Concerie Italiane, ha perso il 29% nei primi 9 mesi del 2020. Il giro d’affari della scarpa, intanto, ha ceduto il 33%, mentre le imprese della pelletteria denunciano cali di fatturato del 40% medio. La cronaca, dove cominciano a comparire le notizie di fallimenti, ci ricorda che al sistema mancano certezze e ora anche terreno sotto i piedi. Mentre i dirigenti delle associazioni di categoria hanno fino all’ultimo chiesto al precedente governo misure proattive per permettere alla filiera di superare la crisi. Il compito di traghettare l’economia italiana oltre la pandemia, ora, spetta a Draghi.
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