È un momento cruciale nelle relazioni tra Bruxelles e il sistema della moda del Vecchio Continente. Perché le autorità continentali hanno quasi condotto in porto il regolamento europeo per l’ecodesign (il cui raggio d’azione comprende il fashion, ma va oltre). Mentre hanno mosso i primi passi che porteranno la strategia comunitaria per i prodotti tessili sostenibili e circolari all’approvazione (presumibilmente entro il voto della primavera 2024 che rinnoverà il Parlamento europeo). Sul regolamento per l’ecodesign, che detta le condizioni di lavoro di chi realizza il prodotto finito, le associazioni dell’abbigliamento e della calzatura hanno espresso le proprie ragioni di scetticismo. Le riserve della concia italiana ed europea ci sono, ma rimangono al di sotto della soglia d’allarme. La pelle guarda con maggiore attenzione alla strategia comunitaria per i prodotti tessili, perché già sulla prima stesura si giocherà una partita di fondamentale importanza.
Le reazioni al regolamento per l’ecodesign
Il cosiddetto regolamento per l’ecodesign, dicevamo, abroga la direttiva 2009/125/CE e riscrive le specifiche di progettazione ecocompatibile dei prodotti (di tutti i tipi). Le associazioni del prodotto finito moda esprimono delusione per il testo che ha superato la prima lettura in plenaria del Parlamento Europeo e che ritorna alle Commissioni per la rivalutazione. CEC (Confederazione Europea della Calzatura) spera che Bruxelles tenga conto della complessità del prodotto calzaturiero e ne regoli la progettazione sostenibile in un modo che non comprima la capacità produttiva europea. Mentre Ercole Botto Poala, imprenditore tessile e presidente di Confindustria Moda, con Il Biellese esprime un disappunto simile: “Il regolamento avrà un impatto su tutte le aziende, anche quelle più preparate. Dovremo progettare tessuti in maniera diversa rispetto al passato. Probabilmente non sarà più consentito l’uso di mischie in fibre. Ma l’Europa capirà la differenza d’impatto fra fibre naturali e sintetiche? Ognuna ha origine, percorso, fine vita e durabilità diversa. Anche qui la sostenibilità si scontrerà con il basso costo”.
Le riserve della concia
La Commissione UE da gennaio a maggio 2023 ha condotto consultazioni pubbliche proprio in merito alla redazione del regolamento per l’ecodesign. A tutti gli appuntamenti ha partecipato Cotance, l’associazione che rappresenta in sede comunitaria le sigle nazionali della concia. Mentre UNIC – Concerie Italiane, dal canto suo, ha lavorato al dossier interpellando gli europarlamentari italiani. Cotance e UNIC esprimevano insieme le stesse richieste. Quali? Che il regolamento tenesse conto della natura circolare della pelle adottandone la definizione di scarto residuale della zootecnia (ABPs, Animal by-products). Che, a proposito di definizione, tenesse esplicitamente conto della biodegradabilità della pelle. E che ne contemplasse la specificità settoriale: la pelle, che ha le proprie regole per la categoria dell’impronta ambientale del prodotto (PEFCR) merita di essere trattata separatamente e non insieme ai prodotti tessili solo perché parte dell’ecosistema fashion.
Il commento di Quijano
Gli emendamenti proposti da Cotance e sostenuti da UNIC non sono stati accolti. “L’UE dovrebbe favorire un materiale naturale, rinnovabile, durevole e biodegradabile, ossia circolare, come la pelle – commenta Gustavo Gonzalez-Quijano, segretario generale di Cotance –. Lo farà con questo regolamento? È tutto ancora de vedere”. Spazi di manovra per introdurre correttivi non ce ne sono: “Il processo legislativo non è ancora finito. Trattandosi di un regolamento che tratta trasversalmente tutti i prodotti, c’è poco spazio per far passare proposte troppo specifiche per il settore conciario, come per altri”. Dal punto di vista politico la cosa più importante, conclude Gonzalez-Quijano, è che appena si aprirà la discussione per trasformare sul piano concreto i principi di ecodesign del prodotto moda la pelle faccia sentire la propria voce e che, soprattutto lo faccia “separatamente dal tessile-abbigliamento”.
Prossima sfida: la strategia tessile
Per questo UNIC considera di fondamentale importanza la sfida della Strategia UE per i prodotti tessili. Che, a differenza del regolamento per l’ecodesign, sarà specificatamente dedicato al fashion system. Si attende a breve la bozza di regolamento da parte della Commissione. La concia italiana, che già è in contatto con gli europarlamentari, e Cotance sanno che la tempestività sarà importante, perché in questo regolamento sì che le singole definizioni faranno la differenza. Il primo errore da evitare è che si pongano le stesse condizioni dei tessuti alla pelle.
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