Firenze, la moda sciopera per la CIG e contro il caporalato

Firenze, la moda sciopera per la CIG e contro il caporalato

Per la CIG e contro il caporalato. Al grido di “Il lavoro non è fuori moda” il 12 ottobre a Firenze hanno sfilato i lavoratori mobilitati dalle sigle di CGIL, CISL e UIL che rappresentano il fashion system. Dal prodotto finito (pelletteria e calzatura) al monte della filiera (concia, tessile, abbigliamento, metalmeccanico per gli accessori metallici). Si parla di circa duemila manifestanti che hanno sfilato davanti alle sedi di Confindustria Toscana, Prefettura e Consiglio Regionale. La voce si è alzata sull’impatto della crisi, ovviamente, ma anche sulla mancanza di trasparenza e legalità delle filiere produttive.

Per la CIG e contro il caporalato

Oltre alla salvaguardia dei posti di lavoro, l’attenzione dei sindacati è sul necessario maggior controllo sul sistema produttivo. Giocoforza dopo i recenti casi di caporalato emersi a Prato e gli illeciti nella filiera del lusso individuati dal Tribunale di Milano. “Alle imprese chiediamo di mettere in trasparenza e legalità le filiere produttive, concentrando qui i volumi produttivi, e riducendo i subappalti” ha dichiarato il segretario generale della CGIL, Bernardo Marasco, a La Nazione. Questo al fine di rendere sempre più competitivo e qualificato il distretto della moda toscano. Non basta però, per i sindacati, l’ampliamento di otto settimane degli ammortizzatori sociali. “Sono aria fresca – commenta Marasco -. Abbiamo bisogno sia di azzerare i contatori ordinari della cassa integrazione, sia di avere settimane straordinarie, perché il 2025 complessivamente sarà l’anno della riorganizzazione”.

 

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La risposta di Confindustria

“La moda è il nostro automotive – ha commentato in una nota stampa Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana, che ha ricevuto una delegazione di sindacati nel corso della manifestazione –. Tutte le istituzioni possono e devono intervenire per garantire e salvaguardare questo patrimonio imprenditoriale toscano che ha un’importanza europea. Perché qui si produce eccellenza. Confindustria condivide la preoccupazione e l’urgenza di mettere in campo azioni e politiche per un settore che ha una strategica rilevanza economica e sociale per tutta la nostra regione – continua Bigazzi -. Ognuno deve fare la propria parte con responsabilità. Perché in momenti come questo, unico nella storia industriale toscana degli ultimi 25 anni, c’è bisogno di grande unità”.

Proposte e richieste

I sindacati chiedono a gran voce di “salvare subito lavoratori, salari e competenze, terzisti e aziende, sfidando i committenti e sollecitando il governo a varare un’operazione più ampia sugli ammortizzatori”. Lo ha dichiarato Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana. Anche lui propenso ad una visione di aggregazione per “fare massa critica tra le imprese e poter dare un’unica risposta alle richieste della committenza”. “Queste richieste sono anche le nostre – ha chiosato il confidustriale Bigazzi –, a partire dalla necessità di traguardare la nostra filiera del lusso oltre la crisi, fino alla lotta senza quartiere all’area grigia e alla necessità di ammortizzatori sociali e formazione. Ed è da tempo che chiediamo attenzione e risposte alle Istituzioni”. Tra le richieste, sottolineate da Confindustria, anche “moratorie fiscali e sul credito per consentire una trasformazione dei modelli produttivi, in relazione ai cambiamenti dei mercati”. Nonché “più formazione per gli imprenditori e per i lavoratori, così come misure di sostegno agli investimenti e all’innovazione”. (mvg)

Foto da Facebook

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