Hong Kong: il settore del lusso tira un sospiro di sollievo. Però gli osservatori politico-economici ammoniscono: “Non tornerà tutto come prima”. Ieri il governo di Hong Kong ha ritirato la controversa proposta di legge che avrebbe consentito l’estradizione in Cina. Conseguente, la speranza di porre fine a mesi di proteste. Risultato: la Borsa di Hong Kong ha avuto un immediato rimbalzo positivo. Con essa, hanno ripreso a respirare i titoli del lusso: Prada compreso. L’ottimismo ha contagiato tutte le altre Borse mondiali. I titoli del comparto luxury hanno innescato un rally positivo. Del resto, tutte le griffe quotate avevano sottolineato le ripercussioni negative subite dalle proteste di Hong Kong. In particolare: frenata degli acquisti e degli arrivi di compratori provenienti dalla Cina.
Il futuro del lusso ad Hong Kong
A detta degli osservatori, però, non tornerà tutto come prima, almeno a breve. Il dietro front della governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha attirato, infatti, più scetticismo che speranza di porre fine ai tumulti. Lam ha aderito solo a una delle cinque richieste dei manifestanti: troppo poco, forse, e troppo tardi. Secondo quanto scrive il South China Morning Post, è improbabile che i manifestanti si ritirino nelle prossime settimane. E i marchi del lusso diffidano di procedere con i loro piani in un clima politico così teso.
CHANEL e gli altri
Secondo fonti vicine a CHANEL (compresi i clienti internazionali che erano pronti a partecipare al mega evento) la presentazione della Cruise Collection 2020 in programma ad Hong Kong il 6 novembre è stata annullata. Un portavoce della maison ha dichiarato che, però, “non è una decisione definitiva”. Nel frattempo, marchi come Sephora, Hugo Boss, Dior e Rimowa hanno cancellato o ridimensionato i propri eventi in programma nella metropoli.
Il caso Zara
Il caso Zara è esploso sui social. Una mattina, mentre le proteste erano in pieno corso, 4 dei 14 negozi dell’insegna spagnola a Hong Kong erano rimasti chiusi. Qualcuno lo aveva interpretato come un sostegno ai manifestanti. “Zara non è mai stata coinvolta in scioperi, commenti o attività su questo argomento. Siamo profondamente dispiaciuti per eventuali malintesi o possibili problemi che ciò potrebbe aver causato ai nostri clienti”, ha dichiarato la società in una nota pubblicata sul sito cinese di social media Weibo. (mv)