I vertici dell’azienda toscana parlano di delusione, perché lo sforzo per la riconversione rischia di rivelarsi vano. Già, la vicenda si può riassumere così: il Governo beffa Pellemoda. Le mascherine prodotte dall’impresa dell’abbigliamento di lusso rischiano di rimanere in magazzino. C’entra la decisione della Protezione Civile di fissare la distribuzione dei dispositivi di protezione al prezzo fisso di 50 centesimi. Come spiegano al Sole 24 Ore, la cifra non è sufficiente a ripagare i costi.
Il Governo beffa Pellemoda
La vicenda inizia nei giorni peggiori dell’emergenza Coronavirus. “Ci hanno chiesto di riconvertirci alla produzione di mascherine quando il Paese ne aveva bisogno – spiega la titolare, Azzurra Morelli, al quotidiano finanziario –. Lo abbiamo fatto senza pensarci troppo, per aiutare la collettività. Adesso che questa attività potrebbe servire ad integrare il nostro fatturato, il Governo impone prezzi di vendita che ci mettono fuori mercato?”. Al momento, Pellemoda impiega nell’attività 30 dei suoi 300 dipendenti e vanta una capacità produttiva di 60.000 mascherine al giorno in tessuto-non-tessuto. In magazzino c’è uno stock di 1 milione di pezzi. “Ma chi le comprerà a 70-80 centesimi, cioè il prezzo che dobbiamo imporre per guadagnare pochi centesimi l’una – chiede Morelli –. Siamo davvero delusi che il Governo preferisca importare le mascherine a poco prezzo dalla Cina, anziché valorizzare le aziende che in tutto il Paese si sono riconvertite. Ci siamo messi a disposizione e ora che non hanno più bisogno ci hanno dato un calcio – conclude –, mentre in un momento come questo il Governo dovrebbe proteggere le aziende”.
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