Cris Conf (che gestisce il marchio Pinko) versa in crisi di liquidità. E per questo ha fatto richiesta al Tribunale di Parma di proteggere il patrimonio e avviare la trattativa con i creditori. Si attende l’esito della richiesta per il 14 novembre.
La situazione
Cris Conf ha sede a Fidenza, vanta 550 dipendenti e un fatturato di oltre 220 milioni di euro al 2022. Malgrado, come segnalano i sindacati, non abbia mai fatto richiesta di cassa integrazione, ora versa in crisi di liquidità. Con tutta probabilità accentuata dal rallentamento dei consumi in Cina, dove Pinko conta 95 negozi a gestione diretta. Per questo Cris Conf ha chiesto al Tribunale di Parma l’applicazione delle misure protettive al patrimonio. Una procedura prevista dal codice della crisi di impresa che ha sostituito la vecchia legge fallimentare, come spiega Il Sole 24 Ore.
La risposta
Si attende per il 14 novembre la decisione del Tribunale. In caso di accoglimento della richiesta, l’azienda potrà iniziare a trattare con i creditori (avrà 1 anno di tempo) e cercare di risollevare la sua liquidità in maniera autonoma. Se il Tribunale dovesse rigettare la richiesta, o se non si troverà l’intesa con i creditori, si spalancheranno le porte a una “cura” molto più forte e incisiva che va dal piano di risanamento fino al concordato preventivo.
Il timore dei sindacati
I sindacati sono preoccupati anche per la filiera produttiva che ruota attorno a Cris Conf e a Pinko. “Quando un marchio così importante va in crisi ci sono inevitabili contraccolpi, con un effetto domino” afferma al Sole 24 Ore Davide Doninotti, segretario provinciale della FILCTEM-CGIL di Parma. (mv)
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