Il marchio è fondamentale per tutti i brand, piccoli e grandi. E in difesa del logo si è pronti a tutto. Ma quando si tratta della lettera emme, trasversale per eccellenza, si può davvero rischiare di scatenare una guerra inutile, anche in termini di forze in campo, su attribuzioni e somiglianze. È il caso di Moncler che ha richiesto ad una giovane designer di Castenaso in provincia di Bologna di ritirare il suo brand “Maya Atelier“. Perché? Sarebbe troppo simile ai marchi “Maya” e “Moncler Maya”, registrati dal gruppo che fa capo a Remo Ruffini rispettivamente nel 2018 e nel 2019.
La giovane Maya Atelier
Maya Salimbeni è una stilista esordiente di 26 anni. Terminati gli studi al Politecnico di Milano, rientra a Bologna per dare vita alle sue aspirazioni, creando modelli artigianali e recuperando tessuti e pelli scartate dalle grandi aziende. Arrivano i primi articoli sulla stampa specializzata francese e canadese che danno risalto al suo lavoro ma anche, ad agosto del 2023, una lettera da Moncler che contesta il rischio di confusione per i consumatori, a causa della presunta somiglianza tra i marchi che potrebbe suggerire rapporti di collaborazione in essere. “Sono stranita e amareggiata – spiega Maya Salimbeni al Corriere di Bologna –. Dal punto di vista imprenditoriale sono giovane, mi sono appena avvicinata al lavoro e trovo sulla strada una serie di paletti messi da un colosso. Già esistono mille difficoltà, mi chiedo che fastidio mai potrà dare quello che faccio”.
In difesa del logo
Moncler utilizza essa stessa la lettera emme per diversi suoi marchi, come dichiarato anche nella lettera di contestazione alla designer bolognese. Il rischio dell’effetto boomerang è dietro l’angolo, visto il profilo professionale della Salimbeni ma anche perché richiedere l’esclusiva su un monogramma così di uso comune, è da considerarsi quantomeno anomalo. (aa)
In foto a sinistra un articolo di Maya Atelier, a destra esempi di monogram Moncler
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