Un pacchetto di incentivi per lo stesso cluster industriale fin qui perseguitato. C’è un che di bipolare nel modo in cui il governo indiano si relaziona alla filiera della pelle. Perché dopo mesi di oltranzismo induista (d’altronde il partito del premier Modi, il BJP, è ultra-nazionalista) che ha paralizzato all’origine la disponibilità di materia prima e le attività dei distretti conciari, ora Nuova Delhi approva un insieme di misure (per circa 26 miliardi di rupie, cioè oltre 340 milioni di euro) da erogare tra il 2018 e il 2020 per favorire il rinnovamento infrastrutturale della filiera della pelle (calzaturiero e prodotto finito inclusi). Nuova Delhi conta così di favorire la creazione di 320.000 posti di lavoro nel settore: vedremo. Intanto, per dare la misura del contesto in cui si trovano ad operare gli industriali indiani, arriva una notizia assai indicativa da Krishnapatnam (città portuale dell’Andhra Pradesh). Le amministrazioni locali lavorano alla creazione di un nuovo distretto industriale della pelle per risolvere i problemi di inquinamento di quello attualmente in funzione. Il progetto è magnificente: 532 acri e posto per 15.000 addetti. Qual è il problema? Per semplificare il tema del consumo idrico e del trattamento dei reflui, si è deciso di escludere le concerie dal progetto. I bottali di Krishnapatnam, insomma, non hanno più una casa.
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