C’è un numero che rappresenta plasticamente i timori relativi alle conseguenze del Coronavirus. La filiera toscana teme cali del 40% degli ordinativi. Lo confermano i player del settore e le associazioni datoriali. Il tessuto manifatturiero, però, è certo di avere le risorse per reagire.
La filiera toscana teme cali del 40%
“In questo momento stiamo lavorando con circa un terzo dei nostri 110 addetti, garantendo la spedizione degli ordini in casa – spiega a MFF Andrea Nardi, consigliere di amministrazione di Bianchi e Nardi –. Le commesse sono al momento confermate, ma sarà possibile un calo del 40% rispetto al budget”. Franco Baccani di B&G si allinea alla valutazione: “Nell’area si stima una diminuzione del 40%”, afferma sempre a MFF. I due protagonisti della pelletteria toscana concordano anche su una lettura: la pandemia non favorirà le delocalizzazioni. “Non credo che verrà penalizzata la manifattura italiana – osserva Nardi – per altri sourcing, perché il problema ora è globale”. “La Cina si è dimostrata un Paese a rischio per le produzioni – aggiunge Baccani –, visto che ciclicamente ha problemi con epidemie. Credo che la nostra filiera, che ha un assetto a corto raggio, andrà implementata maggiormente”.
Il patto di Confindustria Toscana Nord
La sezione Moda di Confindustria Toscana Nord, intanto, si è fatta promotrice del Tavolo Post-Emergenza Covid-19. Da un’intervista tra gli associati emergono previsioni di calo del fatturato comprese tra il 20 e il 40%. Il patto prevede rapporti di mutua collaborazione, ad esempio con lo scambio di materie prime o di lavoro conto terzi, per assorbire il rischio fallimenti. Come spiega Andrea Cavicchi, presidente della sezione, a Fashion Network, in un giorno si sono registrate già 50 adesioni (su 400 aziende associate). Confindustria Toscana Nord, intanto, estende l’invito al patto anche a soggetti e sigle esterni all’associazione datoriale.
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