La manifattura italiana dopo la “Tangentopoli della moda”

La manifattura italiana dopo la “Tangentopoli della moda”

C’è stato un prima e un dopo nella storia recente della manifattura italiana. E lo spartiacque lo rappresenta la Tangentopoli della moda scoppiata a Milano, le iniziative cioè della locale Procura che, per prima, di fronte ai casi di caporalato in Lombardia ha deciso di risalire la filiera delle responsabilità. Fino a porre in amministrazione giudiziaria tre società del fashion system (una, la prima, intanto ne è anche uscita: Alviero Martini SpA) per le inadempienze nella vigilanza delle supply chain. Ne parliamo sul numero di novembre del mensile La Conceria nel servizio “Speriamo meglio”.

 

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Un numero sul made in Italy

La “Tangentopoli della moda” ha un impatto maggiore della giurisdizione dei suoi promotori (Milano e la Lombardia). Perché, affrontando in maniera sistemica le zone grigie della filiera moda, la Procura meneghina ha costretto a leggere in maniera diversa anche le notizie di cronaca dagli altri territori. Mettendo in crisi il prestigio dell’etichetta tricolore nell’anno della peggior crisi industriale del settore. Affrontiamo il tema dalle pagine del numero in distribuzione del nostro mensile, che si intitola “Ma quale made in Italy”.

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