La moda USA chiede ai cinesi di non usare lavoro forzato uiguri

La moda USA chiede ai cinesi di non usare lavoro forzato uiguri

Ai fornitori cinesi la moda USA chiede di non usare lavoro forzato uiguri. Al proprio governo di aiutarla a vedere applicati i propri standard su scala internazionale. La presa di posizione arriva dopo il report dell’australiana ASPI sullo sfruttamento delle minoranza musulmane e turcofone nelle fabbriche della Repubblica Popolare. Alcune associazioni del fashion system statunitense, come National Retail Federation (NRF), American Apparel & Footwear Association (AAFA) e Footwear Distributors and Retailers of America (FDRA) hanno firmato una nota congiunta. Il lavoro forzato degli uiguri nella regione cinese dello Xinjiang è di “dimensioni, portata e complessità senza precedenti durante l’era moderna delle catene di approvvigionamento globali. Una sfida che non può essere vinta da un solo settore”.

 

 

Non usare lavoro forzato uiguri

Non tolleriamo il lavoro forzato nelle nostre catene di approvvigionamento”, recita il documento. Le sigle della moda evidenziano gli sforzi compiuti ogni giorno dal settore per “promuovere il rispetto dei diritti umani”. La situazione denunciata “presenta profonde sfide all’integrità della catena di approvvigionamento globale, tra cui questioni di trasparenza, accesso e audit. Accettare lo status quo non è un’opzione”. Secondo quanto scritto nel documento, marchi e rivenditori si stanno muovendo per affrontare la situazione che coinvolge gli uiguri.

Il ruolo del governo

I sottoscrittori della missiva sottolineano che “il settore non può risolvere da solo” il problema. Serve l’impegno di tutti. “Pertanto, esortiamo il governo degli Stati Uniti a coinvolgere immediatamente un gruppo di lavoro con più parti interessate. A che scopo? Per sviluppare un approccio collettivo che valuti accuratamente il problema e trovi soluzioni costruttive. Così da proteggere i diritti dei lavoratori e l’integrità delle catene di approvvigionamento globali”. (mv)

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