La rissa continua. Tiffany ha depositato al Tribunale del Delaware la risposta alle accuse di LVMH. Il quale, a sua volta, entro il 26 ottobre 2020 dovrebbe incassare dall’Antitrust di Bruxelles il via libera all’acquisizione. Su di essa, quindi, pende il verdetto del giudice USA chiamato a decidere sulla controversia legale tra le due parti.
La rissa continua
Tiffany ha svelato alcune motivazioni addotte da LVMH per rinegoziare o annullare l’accordo da 16,2 miliardi dollari. Una è che la pandemia non viene espressamente citata nell’accordo siglato nel novembre 2019 come giusta causa di rescissione dall’accordo stesso. I francesi chiedono dunque l’applicazione del Material Adverse Effect (MAE). In altre parole, un evento improbabile (ma possibile) che cambia (e in questo caso riduce) il valore di un’azienda. Su questo punto Tiffany afferma che “nei negoziati non è mai emersa una pandemia” e che il MAE non può diventare un lungo elenco di eventi catastrofici.
Tutto qui?
Sempre LVMH fa pesare il fatto che 13 negozi Tiffany in Arizona, Florida e Texas sono stati chiusi giorni o settimane prima di qualsiasi decisione dello Stato. “E quindi la Corte dovrebbe consentire a LVMH di abbandonare una transazione da 16,2 miliardi di dollari concordata lo scorso novembre per questo?” si chiede Tiffany. “Il semplice fatto di affermarlo dimostra la sua assurdità”. E dimostra “fino a che punto LVMH è disposto ad arrivare per trovare una via d’uscita dai suoi obblighi contrattuali”.
Il 26 ottobre
Intanto, arriva la notizia secondo cui entro il 26 ottobre 2020 l’Antitrust europeo darà il suo parere favorevole all’acquisizione di Tiffany di LVMH. Lo ha rivelato Business of Fashion citando fonti molto confidenziali. Da parte loro, invece, il Comitato USA per gli Investimenti Esteri e l’antitrust in Australia, Canada, Cina e Corea del Sud hanno già dato il via libera all’accordo. (mv)
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