Anche Stellantis e Renault sospendono le attività nell’area CSI. Sul mensile di informazione La Conceria n. 4 abbiamo definito l’economia russa “chiusa per guerra”. Gli ultimi fatti di cronaca confermano la valutazione. Perché le difficoltà della logistica e del riassortimento di componenti, chip e semiconduttori hanno costretto gli ultimi gruppi internazionali delle quattro ruote che ancora operavano a Mosca e dintorni a mollare il colpo. Stellantis ha chiuso momentaneamente l’impianto di Kaluga, dove nel 2021 ha prodotto 11.000 van. Altrettanto ha fatto Renault.
Chiusa per guerra
La guerra in Ucraina è una tragedia umanitaria, innanzitutto. Sul numero di aprile de La Conceria (non a caso dal titolo “Il Mondo in cui Viviamo”) riportiamo la cronaca dalla nostra prospettiva di magazine manifatturiero. Analizzando come, numeri del Centro Studio di Confindustria Moda alla mano, la filiera della pelle ha visto un interlocutore strategico fermarsi dall’oggi al domani, anche e soprattutto per effetto delle sanzioni imposte al Cremlino dalla comunità internazionale. Difficile, ora, immaginarsi che la situazione migliori a breve. Anzi. Secondo l’economista Giorgio Arfaras, la Russia non può reggere. Deve fronteggiare l’espulsione dal sistema dei pagamenti bancari, il congelamento delle riserve della banca centrale e il blocco dell’esportazione dei beni tecnologici. Non solo, anche il congelamento dei beni all’estero degli oligarchi e delle élite e l’interruzione dei piani internazionali di investimento. Secondo Arfaras, che sul tema interviene dalle colonne de La Stampa, non ci sono interlocutori alternativi (Cina? India? Paesi arabi?) che possano salvare la finanza russa. Le previsioni di calo del PIL del 10% per il 2022 sono solo la premessa del tracollo.
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