L’Antitrust UE molla le indagini sul cartello dei prezzi nel lusso

L’Antitrust UE molla le indagini sul cartello dei prezzi nel lusso

“Motivi prioritari”. Per questo, le autorità di regolamentazione antitrust dell’Unione Europea hanno interrotto le indagini sull’ipotesi del cartello dei prezzi nel lusso. Indagini durate due anni, che hanno portato anche ad ispezioni a sorpresa in società dell’alto di gamma (Gucci compresa). Il sospetto è che alcune griffe avessero esercitato pratiche commerciali restrittive per limitare la concorrenza. Le indagini sono scaturite da una lettera aperta pubblicata nel 2020 da alcune società di moda.

L’ipotesi del cartello dei prezzi

“La Commissione Europea ha deciso di chiudere l’indagine preliminare su questa vicenda per motivi di priorità. L’archiviazione non costituisce una constatazione di conformità o non conformità della condotta in questione con le regole di concorrenza dell’UE – ha dichiarato a Reuters un portavoce della Commissione –. La Commissione può aprire una nuova indagine sulla stessa condotta, qualora emergano nuove prove tali da giustificare ulteriori indagini”. Almeno per ora, il lusso è salvo. Le aziende coinvolte rischiavano multe fino al 10% del loro fatturato annuo nel caso di violazione delle norme antitrust.

 

 

La lettera aperta

Ma è curioso che l’indagine sia scattata dopo una lettera aperta pubblicata nel 2020. Alcune case di moda e designer, in piena pandemia, chiedevano cambiamenti nel settore per renderlo più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Secondo Reuters sono state centinaia le aziende firmatarie, tra cui Dries Van Noten, Thom Browne, Proenza Schouler, Lane Crawford, Mary Katrantzou, Gabriela Hearst, Altuzarra e Missoni Group. Due anni di indagini che si sono dunque chiuse con un nulla di fatto. (mv)

Foto Shutterstock

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