Fino a quando il dazio all’export di materia prima conciaria era al 15%, cioè fino al 2015, l’export si riduceva a circa 100.000 pelli grezze l’anno. Nel primo anno di applicazione del dazio al 10%, le pelli stipate nei container dirette all’estero sono salite a 400.000. Il contesto politico di un’Argentina che potrebbe rivedere ancora al ribasso il quadro protezionistico, soprattutto in chiave pro-UE, terrorizza la filiera locale della pelle e del prodotto in pelle: “Con noi rischiano più di 10.000 posti di lavoro”. È il grido d’allarme che Ariel Aguilar, presidente di CIMA (Cámara Industrial de las Manufacturas de Cuero y Afines) affida con una una lettera al quotidiano El Cronista. “Da certe scelte dipende il modello di Paese che vogliamo essere”, ammonisce Aguilar. Il liberale Mauricio Macri sembra avere progetti diversi da quelli di una parte del manifatturiero argentino.
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