Da nord a sud, le territoriali di Confindustria sono critiche sulla manovra finanziaria del Governo. Soprattutto per la carenza degli investimenti necessari per il rilancio di un’economia in sofferenza in maniera trasversale: in ogni settore in ogni regione.
A partire dal cuneo fiscale
Italia Oggi riepiloga le posizioni dei presidenti delle territoriali di Confindustria, molto più critiche rispetto alla linea morbida e collaborativa del numero uno di Confindustria, Emanuele Orsini. Che ha chiesto al Governo “la strutturalità del cuneo fiscale, perché vuol dire dare capacità di spesa a chi lavora nelle nostre aziende”. Nelle varie provincie italiane, intanto, si leva il grido di allarme provocato da un andamento economico insoddisfacente.
Da Vicenza
“Stiamo registrando un calo degli ordini tra il 10 e il 15%. Ma alcune aziende arrivano anche a meno 50%” afferma sempre a Italia Oggi, Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza, che evidenzia un aumento della cassa integrazione del 40%. “Se il trend non cambia da qui in avanti ci saranno sempre più licenziamenti. Una situazione insostenibile. Credo che sarebbe il caso di prenderne atto e di smetterla di raccontarci le favole”. Per Dalla Vecchia occorre concentrare le poche risorse sulla ripresa economica, favorendo i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese: “La spesa pubblica improduttiva rischia di essere fatale al Paese”.
Malcontento trasversale
Sulla stessa linea il commento della collega Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo: “Su Transizione 5.0 avevamo grandi aspettative, poteva dare impulso, ma siamo rimasti delusi. Anche sul PNRR ci aspettavamo tanto ma francamente non abbiamo visto grandi cose”. Anche nelle Marche e in Puglia il malcontento è evidente. Il presidente di Confindustria Fermo Fabrizio Luciani denuncia che mancano le coperture finanziarie “per risolvere l’ormai annoso problema del credito d’imposta per il settore moda”. Il presidente regionale di Confindustria Sergio Fontana è preoccupato della prossima scadenza della decontribuzione Sud. “La nostra richiesta è di rendere tale misura strutturale. Bisogna puntare sugli investimenti capaci di aumentare la produttività”. E propone “un IRES premiale per chi mantiene il 70% degli utili dentro l’impresa e investe il 30% in tecnologia, formazione e welfare”.
Il malcontento arriva in Parlamento
Il direttore generale di Confindustria Maurizio Tarquini ha portato il malcontento delle territoriali in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Il Paese è di fronte a un bivio. L’economia italiana è in stallo e nella manovra sono sostanzialmente assenti il sostegno agli investimenti e alle imprese”. Tarquini lamenta la mancanza di una visione d’insieme di politica industriale e di un impulso sugli investimenti. (mv)
In foto (Imagoeconomica) la premier Giorgia Meloni con Adolfo Urso (Ministero per le Imprese e il Made in Italy)
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