Il contoterzismo di lusso paga. Almeno nel caso della Leo Shoes di Casarano, il cui sviluppo è sotto gli occhi di tutti. Secondi i dati raccolti, il fatturato del 2012 era di 11 milioni di euro, mentre nel 2014 di 25 milioni di euro (116 dipendenti); nel 2015 è arrivato a 45 milioni, con un utile di circa 3 milioni e mezzo (206 dipendenti); il 2016 si è chiuso a quota 60 milioni (oltre 300 dipendenti). In quattro anni i ricavi sono più che quintuplicati. Nell’ultimo Premio Industria Felix l’azienda ha ricevuto una menzione per il bilancio per il miglior utile netto e per l’indice di redditività (con un attivo superiore ai 10 milioni). Antonio Sergio Filograna (ex Filanto) costituì la Leo Shoes nel 2010, in base ad un accordo sindacale e impiegando circa 20 dipendenti in cassa integrazione di Tecnosuole e Zodiaco, aziende facenti parte del gruppo Filanto. Fin dall’inizio la strategia è stata quella di produrre per grandi brand del lusso come Ferragamo, Chanel e Valentino. “Non più scarpe di qualità media, da destinare alla grande distribuzione. La globalizzazione non ci consentiva più di vendere grossi quantitativi” racconta Antonio Sergio Filograna su Democratica. Il successo non è dovuto solo al prezzo (fattore comunque fondamentale) ma “all’estrema qualità della produzione e ai servizi che l’azienda offre tra i quali velocità di consegna e lo sviluppo stilistico effettuato dall’ufficio stile interno” hanno spiegato dall’interno dell’impresa pugliese. (mv)
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