“Di quale concia è più facile smaltire i rifiuti, quale processo è più ecosostenibile, quale garantisce pelle dalle performance più affidabili. L’opinione pubblica coltiva convinzioni, avallate in taluni casi anche dalla stampa nazionale, che influiscono sul mercato. Ma non ci sono le basi scientifiche per poter assumere certe conclusioni per vere”. Biagio Naviglio ha condotto con la Stazione Sperimentale della Pelle e delle Materie Concianti ricerche su impatti e rese dei diversi tipi di concia. Altri ha in programma di farne. Così come Elisabetta Scaglia, del servizio Ambiente e Ricerca di UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria), annuncia “un progetto per il calcolo di impatto della concia con e senza cromo in collaborazione con SSIP, aziende di depurazione, concerie, chimici, e università, tra cui il Politecnico di Milano e la Bocconi”. La chimica conciaria ha bisogno di nuovi indirizzi di ricerca, di nuovi strumenti e, soprattutto, di verità solide e corroborate in un clima mediatico condizionato da informazioni a volte erronee, a volte false. Per fare chiarezza sul tema a Lineapelle94 conciatori, istituti di ricerca, chimici e brand si sono incontrati per la conferenza internazionale “la Concia e i prodotti Chimici”. “Siamo aperti ai metodi alternativi, a patto che siano davvero più sostenibili, dati scientifici alla mano, e che garantiscano pellami dalle caratteristiche necessarie”, commenta Alfredo Guerra della conceria Russo di Casandrino. “Rispettiamo i capitolati di legge, ma ne proponiamo di più stringenti ai fornitori per stimolare la ricerca – aggiungono da Louis Vuitton –. Ponendo parametri più stringenti speriamo di portare il settore, in un percorso da condividere, a trovare metodi innovativi per rispettarli”.