Christian Louboutin (nella foto) ammette la potenza della sneaker, che sta facendo la fortuna (e la rinascita) di molti calzaturifici, anche italiani. “Ho iniziato a realizzare sneaker pensando che potessero piacere ad una percentuale molto piccola di persone. Ma in realtà, la quota è molto più alta del previsto” ha confessato il designer della suola rossa in una recente intervista. Al Pitti di Firenze lo stesso Louboutin ha celebrato la sneaker come prodotto ideale per poter esprimere la propria creatività. Anche una delle fan più famose di Louboutin, Sarah Jessica Parker alias Carrie Bradshaw, è scesa dai tacchi per avviare la produzione di sneaker che decenni fa venivano realizzate solo da grandi griffe dello sport. Ora anche i marchi più formali hanno una linea di sneaker come Sutor Mantellassi o Brunello Cucinelli, che però devono vedersela con marchi con meno storia ma molto forti su questo segmento: ricordiamo il caso Golden Goose. Ma esempi positivi non mancano come Ruco Line, Finest Shoes (con le Atlantic Stars), Master of Arts, D.a.t.e., Alberto Guardiani, Hide& Jack fino ad arrivare alla più sportiva Diadora che nel 2016 ha registrato ricavi per 152 milioni di euro (+18,4% sul 2015) e ha iniziato un percorso di reshoring produttivo che attualmente pesa il 5% dell’intera produzione con obiettivo di raddoppiarlo tra produzione interna e affidata a terzisti. (mv)
TRENDING