Sta calando il sipario sull’inchiesta della Procura di Milano, in attesa degli sviluppi del tavolo prefettizio. E questo rischia di far scivolare nell’ombra l’intera questione del caporalato nella moda. Anche per questo Bruno Giordano, magistrato di Cassazione ed ex direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, invoca risposte nazionali per fenomeni (che non riguardano solo il fashion) altrimenti irrisolvibili. Ma i tormenti della filiera non finiscono qui: le cronache ora raccontano anche della “guerra delle grucce”: lo scontro tra clan cinesi per il controllo di forniture e logistica nel distretto toscano.
Non cali il sipario sul caporalato
Con La Stampa Giordano invoca misure nazionali perché al fenomeno del caporalato bisogna guardare in maniera sistemica. È un meccanismo che riguarda la moda, così come “la logistica, l’edilizia e la GdO”: quei comparti dove vigono “oligopoli” in grado di imporre che “o si lavora con questo sistema o non si lavora proprio”. Il quadro normativo e le misure di controllo (a suo dire carenti e anzi indeboliti dal Governo) non devono concentrarsi solo sugli esecutori finali, ma devono tener conto soprattutto dei livelli intermedi. “Imprese senza scrupoli utilizzano le maglie molto larghe della legalità – dice Giordano – per eludere innanzitutto il sistema retributivo, gli oneri fiscali e assicurativi e le norme in materia di sicurezza”. Calando il discorso trasversale della toga al nostro mondo, non ci sarebbero oscure fabbrichette e caporalato se non ci fosse un “sistema che regge perché vi è una composizione di interessi costruita da chi assegna gli appalti”. È il “secondo livello” di “colletti bianchi” a mettere in piedi “un sistema complesso di evasione previdenziale, assicurativa e fiscale”.
E ora: la “guerra delle grucce”
Che un conflitto del genere sia in corso anche a Madrid non è esattamente una consolazione. Anzi, dà la misura della gravità della situazione. Perché Il Fatto Quotidiano ragguaglia dello scontro tra gruppi cinesi, che si consuma con aggressioni personali e attentati agli stabilimenti, in Toscana, da Prato a Campi Bisenzio. La posta in palio è l’indotto della manifattura moda. La fornitura di grucce e appendiabiti, così come dei servizi di logistica. Uno scontro che vale centinaia di milioni di euro e si interseca ad altri livelli criminali, incluso il caporalato, ma pure peggio.
Foto d’archivio
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