Tempi gloriosi per la pelle, quelli del Mondiale del 1930. La sfera di gioco della prima edizione della competizione iridata era un trionfo conciario, con telaio in pelle made in Argentina, camera d’aria in materiale suino e cucitura principale eseguita in cordoncino di pelle. Per gli appassionati del settore, il succedersi delle edizioni ha consegnato alla memoria anche il succedersi della “tecnologia pallonara”. Ora che è iniziato il Mondiale di Russia, scorrendo la gallery offerta da digitaltrends.com è possibile anche ripercorrerne il viaggio. Nel 1934 il pallone era grossomodo lo stesso di 4 anni prima, con la differenza che la lavorazione era italiana, Paese che ospitava l’edizione, mentre, per rendere meno dolorosi i colpi di testa, nella cucitura principale il cordoncino in pelle è sostituito da uno in cotone. Il problema è risolto definitivamente nel 1938, in Francia, quando l’uso della valvola ha permesso l’eliminazione del cordoncino stesso. Dopo l’interruzione dei giochi determinata dalla Seconda Guerra Mondiale, nel 1950 la Coppa del Mondo è tornata in campo con un pallone lavorato con strisce di pelle più leggere e cuciture rivolte all’interno. Nell’edizione del 1962, per favorire l’effettiva sfericità del pallone, la palla è realizzata, invece che con le tradizionali 12 strisce, con 18 pannelli di pelle. Nel 1970, in Messico, lo spettacolo della World Cup consegna all’opinione pubblica mondiale, che per la prima volta può assistere a tutte le partite con copertura televisiva completa, un pezzo di design in pelle destinato a diventare il pallone per eccellenza: il Telstar, modello in 32 parti bianche e nere. È, se vogliamo, il canto del cigno, o per lo meno la sua premessa, perché dal 1986 si usano palloni sintetici e di spazio per la pelle ne è rimasto davvero poco. C’è a chi va peggio. Se il Mondiale è rimasto senza pelle, l’Iran è rimasto senza scarpe. Ai primi di maggio il presidente USA Donald Trump ha annunciato l’uscita dall’accordo sul nucleare con l’Iran, cui seguiranno a partire da agosto sanzioni economiche al Paese. Per questa ragione Nike ha risolto il contratto di fornitura del materiale con la federazione calcistica di Teheran. Le scarpe che avete visto indossare ieri dai giocatori asiatici nel match d’esordio contro il Marocco sono state acquistate di tasca propria dagli stessi sportivi.
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