Il fatto non sussiste. Dopo 7 anni, termina l’odissea per i tre imputati che gestivano il Calzaturificio Falp di Corridonia (Macerata) accusati di bancarotta. Secondo la Procura avrebbero fatto sparire 80.000 euro dalle rimanenze finali di magazzino e avrebbero dovuto chiedere il fallimento già nel 2011 e non nel 2016, come realmente avvenuto. Il Tribunale di Macerata ha invece deciso che le accuse erano infondate, assolvendo i tre imputati.
La vicenda
Il Calzaturificio Falp di Corridonia è fallito nel gennaio 2016. A Silvia Barchetta, 45 anni, amministratrice fino a marzo 2015, era subentrato Fausto Pallotta, 45 anni. Entrambi subirono l’accusa di aver fatto sparire dalla valorizzazione rimanenze di magazzino per un valore di quasi 80.000 euro, aggravando la perdita dell’azienda. I due, insieme a Sergio Ciccioli, 53 anni, presidente del CdA nel 2011, erano stati incolpati anche di aver ritardato la richiesta di fallimento dell’azienda. Secondo gli inquirenti avrebbero dovuto chiederlo già nel 2011, considerato lo stato di insolvenza in cui versava il calzaturificio nel 2010. Gli anni di ritardo avrebbero, dunque, compromesso e ulteriormente peggiorato la situazione.
Non fu bancarotta
I legali dei tre imputati hanno respinto le accuse affermando che la valorizzazione delle giacenze di magazzino, non solo era regolare, ma era stata messa a disposizione della curatela fallimentare. Inoltre, come scrive Cronache Maceratesi, nel corso del dibattimento i difensori sono riusciti a dimostrare l’assoluta correttezza nella gestione dell’azienda e che gli imputati hanno sempre agito in un’ottica di prosecuzione dell’attività aziendale. Gli avvocati difensori hanno convinto i giudici del Tribunale di Macerata che hanno assolto i tre imputati perché il fatto non sussiste. (mv)
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