Ora che Dior Manufactures è fuori dall’amministrazione giudiziaria

Ora che Dior Manufactures è fuori dall’amministrazione giudiziaria

Dopo Alviero Martini SpA e Giorgio Armani Operations (GAO), anche Dior Manufactures è fuori dall’amministrazione giudiziaria. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto l’impegno del ramo operativo italiano della griffe francese nella ristrutturazione della filiera produttiva e, soprattutto, delle relative pratiche di controllo. Salvo sorprese e nuovi coinvolgimenti, la grande inchiesta della Procura meneghina nell’alta moda termina qui. E il caporalato resta un problema della filiera.

Dior Manufactures è fuori dall’amministrazione giudiziaria

Come per Alviero Martini e GAO, il Tribunale di Milano non imputava a Dior Manufactures responsabilità penali sui casi di caporalato riscontrati presso subfornitori operanti nella sua catena. Ma contestava alla società di non aver previsto strumenti per monitorare le pratiche dei supplier. “I giudici della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano – si legge su Il Sole 24 Ore – hanno dato atto alla società di aver avviato un notevole sforzo di programmazione, economico e culturale per posizionarsi nel settore moda come un’impresa ad un alto grado di connotazione etica e di responsabilità sociale. In concreto Manufactures Dior ha inserito 17 nuove figure professionali che si occupano esclusivamente di rendere più stringenti i presidi sulla catena di produzione e della risoluzione dei contratti con i fornitori critici”.

 

 

I limiti della via giudiziale

Certo, l’iniziativa delle toghe milanesi non poteva da sola risanare le storture del sistema moda. Perché? Innanzitutto, perché è di natura territoriale, come regionale è il protocollo lombardo che a metà gennaio sembrava pronto, ma che ancora non si vede. E poi perché non si può subappaltare alle Procure un lavoro che dovrebbe fare capo ai vertici dei brand. “Il convitato di pietra di queste inchieste è tuttavia non solo la filiera della produzione, caratterizzata da una subfornitura fuori controllo in tema di diritto del lavoro – chiosa il Sole 24 Ore –, ma anche i prezzi molto bassi e i tempi brevissimi imposti alle aziende fornitrici dalle maison di moda, che favorirebbero così il dilagare di fenomeni di caporalato”.

Foto dai social

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