I problemi sono due: non solo il depuratore di Karachi (capacità: circa 25 milioni di acque reflue), la cui costruzione è stata pianificata nel 1989, non è stato realizzato, ma adesso sui terreni che dovrebbero ospitarlo ci sono altre costruzioni (aziende, alloggi popolari), per di più edificati legittimamente. Il Daily Times dà notizia di un’indagine svolta lo scorso febbraio dall’authority di Karachi per le Acque sull’iter che ha portato l’infrastruttura, immaginata a servizio delle concerie locali, a perdersi nel nulla. Il quadro che ne emerge è lo zig zag amministrativo che ha portato a continue riassegnazioni dei lotti e che ha accusato un colpo pesantissimo quando, nel 1998, la Banca di Sviluppo d’Asia ha ritirato il sostegno finanziario per 400 milioni di dollari. Ora la faccenda si fa intricata: amministratori e autorità stanno provando a liberare lo spazio necessario per dare il via ai lavori, ma sul depuratore si attende l’intervento della Corte Suprema.
Edit: Ci segnalano che l’impianto oggetto del ritardo potrebbe essere destinato al trattamento dei reflui delle abitazioni civili e non al servizio del distretto conciario. In attesa di ulteriori riscontri sulla destinazione dell’infrastruttura, registriamo l’indicazione