Stefanel a OVS: è tutto fatto. Per la cessione del marchio al gruppo italiano del fast fashion si attendono le ultime formalità burocratiche. Chissà se anche Conbipel compirà lo stesso percorso. La situazione di Corneliani, intanto, è più complessa, per le proteste dei lavoratori e la guerra fra i soci. Ma l’interesse di BasicNet ha acceso la speranza.
Stefanel a OVS
Viene ormai dato per scontato il passaggio di Stefanel a OVS. Al punto che si comincia a ragionare sui livelli occupazionali e sui progetti di rilancio. La società di fast fashion compra il marchio, l’azienda, i negozi, ma non il patrimonio immobiliare, che resta nella procedura di amministrazione straordinaria. OVS, che ha migliorato l’offerta iniziale, ha comunicato che 23 punti vendita su 27 resteranno aperti, mentre saranno mantenuti 94 posti di lavoro su 136 complessivi del retail. Come riporta Il Gazzettino, una volta terminata la fase di verifica, che prenderà il via la prossima settimana, ci sarà la conferma dell’assegnazione a OVS da parte del Comitato di Sorveglianza. Conferma che poi dovrà essere ratificata da Ministero dello Sviluppo Economico. L’AD di OVS, Stefano Beraldo, ribadisce di “accarezzare l’idea di un grande polo della moda” e che per questo nutre speranze per Conbipel, altra catena in crisi.
Problemi in casa Corneliani
A Mantova si respira un’aria diversa. I lavoratori di Corneliani sono in stato di agitazione dal 23 dicembre. È su loro richiesta che il board chiederà al Tribunale una nuova proroga di 90 giorni per il deposito del piano di concordato in scadenza il 15 gennaio. Il bonifico statale da 10 milioni di euro non è pervenuto e, come riporta la Gazzetta di Mantova, le liti tra soci (fondo Investcorp all’86% e famiglia Corneliani al 14%) rappresentano un ostacolo. Ma c’è una buona notizia: la seconda visita in azienda del fondatore di BasicNet, Marco Boglione. “Il mio interesse per Corneliani è vero, ma per una due diligence approfondita abbiamo bisogno di tempo e devo aspettare che il Tribunale decida sulla proroga per il piano di concordato – spiega alla stampa locale –. I margini per il rilancio ci possono essere. Di certo non faremmo i finanziatori, il nostro sarebbe un impegno industriale con un controllo operativo dell’azienda”. (mv)
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