E se dallo tsunami provocato da Covid il comparto del guanto in pelle, nicchia di lusso del made in Italy, uscisse rafforzato? La domanda nasce da un ulteriore interrogativo: è verosimile che la necessità di proteggerci quando siamo all’esterno abbia implicazioni sul fashion system? Lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni produttori di guanti i quali, comunque si, hanno notato più vendite fuori stagione.
Più vendite fuori stagione
Si è appena concluso “maggio eppure è successo: alcuni clienti, naturalmente mi riferisco ai negozianti, mi hanno riferito della vendita di guanti, nonostante la stagione sia ormai finita”. Sergio de Rosa, che guida l’omonima realtà nata negli anni ’50 (sede a Milano, produzione a Napoli), è, però, cauto. La fine del lockdown, infatti, non si è ancora tradotta in una vera ripresa. Eppure, l’equazione “protezione delle mani=riscatto del guanto in pelle” lo convince. “Non abbiamo riscontri diretti dagli stilisti, in quanto le collezioni per il prossimo inverno sono già pronte, tuttavia è possibile che la richiesta aumenti. Oggi il guanto viene collegato alle basse temperature climatiche. Il virus, invece, potrebbe averne fatto riscoprire la bellezza. Quindi, averlo reso un accessorio imprescindibile”.
Un ritorno di manodopera
Ci crede anche lo storico guantificio napoletano Omega.“Il guanto come priorità di carattere igienico ora potrebbe rinforzare il mercato tradizionalmente radicato nella pelle e sono convinto anche che in qualsiasi momento di crisi il guanto artigianale, inteso come bene di lusso, si salverà”, dicono dell’azienda. “Anche in questo caso è importante saper vendere non solo il prodotto, ma la sua storia, il lavoro artigianale, la territorialità. Noi notiamo con piacere come stia tornando nel comparto quella manodopera che sembrava scomparsa e che il cliente ha imparato a distinguere tra le varie proposte del mercato”.
Immagini tratte da guantiderosa.it e zampadigallina.com
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