Il prezzo delle mascherine chirurgiche fissato a 50 centesimi? “Per gli artigiani questo non è un costo sostenibile. Mentre riteniamo siano strapagate per una produzione di tipo industriale”. A prendere posizione sulla “polemica mascherine” è Bruno Tommassini, presidente di CNA Federmoda Toscana. Le sue parole replicano ai conduttori della trasmissione Il Ruggito del Coniglio di Radio Rai 2 e cercano di fare chiarezza sulla riconversione delle linee produttive di molte aziende della filiera moda. Una riconversione che ha generato un vero e proprio cortocircuito.
Il retroscena
“Lo scorso 20 marzo CNA e Confindustria hanno messo a punto (con il coinvolgimento di Ministero della Salute, Regioni, Protezione Civile e Sportello Amianto Nazionale) un protocollo”. Obiettivo: “Costruire una filiera italiana che potesse riportare nel nostro Paese una produzione ormai pressoché totalmente delocalizzata”, spiegano da CNA. L’iniziativa raccolse da subito i ringraziamenti del Presidente del Consiglio e del Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19. Tutto bene, fino a quanto lo stesso Commissario ha deciso di fissare a 50 centesimi il prezzo delle mascherine, non considerando chi questo lavoro lo ha fatto a mano.
I prezzi non tornano
“Nel protocollo era stato concordato e calmierato il prezzo pari a 1 euro e 20 centesimi – chiarisce Tommassini -. Essendo artigianali, queste mascherine sono fatte a mano da persone che hanno il diritto di lavorare in maniera dignitosa. Il tempo di esecuzione per confezionare una mascherina di tipo chirurgico si attesta intorno ai 3 minuti. Il solo costo del dipendente è di circa un euro. Il costo dei materiali non incide molto, perché siamo intorno a 0,06 euro anche se nell’ultimo mese hanno subito forti rincari. Con la rimanenza, circa 14 centesimi, piaccia o no, bisogna pagare gli oneri generali d’impresa. Resta quindi per l’artigiano un guadagno davvero marginale”.
Nessun guadagno
“Il ruolo del made in Italy è stato trascurato e non è stato capito che nessuno guadagna con le mascherine”, precisa Tommassini. “L’imposizione del prezzo fissata dal Governo è una brutta notizia per le imprese artigiane che hanno cercato di dare un contributo all’Italia nel momento più acuto dell’emergenza. Quella del Governo è una decisione incomprensibile. Contestiamo e contrasteremo sempre il principio del massimo ribasso, a discapito della qualità e dell’etica del lavoro”.
Foto Imagoeconomica
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